Quali sono le differenze tra le due principali tipologie di Cannabis?
Le due tipologie di piante di Cannabis più note anche ai meno esperti sono Indica e Sativa. Le differenze tra queste due varietà sono molteplici. Le differenze tra Indica e Sativa sono in gran parte dovute al fatto che la Cannabis mostra una notevole capacità di adattamento a una vasta gamma di ambienti diversi.
Differenze visibili ad occhio nudo
Le prime discrepanze tra Sativa ed Indica sono visibili già nelle Infiorescenze che queste producono. Le piante di Cannabis producono nodi a intervalli regolari lungo i loro steli e questi nodi sono i luoghi in cui si formano foglie, rami e Infiorescenze.
Le Infiorescenze Sativa tendono ad avere dimensioni maggiori di quelle dell'Indica, poiché corrono lungo la lunghezza del ramo invece di raggrupparsi attorno ai nodi. Tuttavia, di solito pesano meno dell'Indica quando sono asciutti, a causa della loro bassa densità.
Le Infiorescenze di Indica, invece, tendono a crescere in densi grappoli attorno ai nodi dello stelo e dei rami.
Anche la dimensione e il tasso di crescita delle piante varia notevolmente tra Indica e Sativa. Un’Indica può aumentare in altezza del 50-100% durante la fase di fioritura, mentre una Sativa anche del 200-300%.
Botanica ed Ibridi
La Cannabis sativa L. fu classificata per la prima volta nel 1753 mentre la Cannabis indica Lam. nel 1785. La classificazione Indica fu introdotta da Jean-Baptiste Lamarck, che osservò una differenza tra le colture presenti in Europa e quelle che si trovavano, invece, in India. Questa prima differenziazione era stata create successivamente alla scoperta che le due tipologie di Cannabis avevano effetti differenti sull’utilizzatore.
Gli studi più recenti che hanno provato ad individuare la differenza tra Indica e Sativa si sono concentrati sulla genetica. Le piante di Cannabis generalmente considerate Sativa producono alti livelli dell’enzima necessario per trasformare il CBG in THCA, che diverrà poi THC. Le varietà definite come Indica, invece, tendono a produrre maggiormente l’enzima che converte il CBG in CBDA, che si trasforma a sua volta in CBD.
L’ibridazione delle varietà, sempre più frequente negli ultimi decenni, presenta però un problema in questo senso: le nuove varietà ibride, infatti, producono in quantità variabile sia THC che CBD, rendendo estremamente difficile intuire la predominanza Indica o Sativa dell’Ibrido secondo i parametri di produzione dei principi attivi.
Articolo a cura di MA True Cannabis