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TI.MAMMECome si svolge il lavoro di una levatrice?

14.01.21 - 08:00
Intervista a Samantha, che lavora all'Ospedale San Giovanni di Bellinzona
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Come si svolge il lavoro di una levatrice?
Intervista a Samantha, che lavora all'Ospedale San Giovanni di Bellinzona

Le levatrici affianca le mamme nel momento in cui ne hanno più bisogno. Cercano di tranquillizzare i futuri genitori, e si prendono cura dei neonati nei primi istanti di vita. Ma come funziona in concreto il lavoro di una levatrice? Quale formazione bisogna seguire? Lo abbiamo chiesto a Samantha, che lavora all'Ospedale San Giovanni di Bellinzona, e fa parte del Comitato della Sezione Ticino della Federazione Svizzera delle Levatrici. 

Perché hai deciso di fare la levatrice?
«Ho preso questa decisione seguendo una levatrice indipendente per una giornata, durante la quale siamo andate a domicilio a fare i controlli a mamma e bambino. A fine giornata mi ha mostrato una placenta, e mi ha affascinato moltissimo come da due piccole cellule possa uscire un essere umano fatto e finito».

Come sei diventata una levatrice?
«Ho fatto la scuola a Winterthur, che dura quattro anni, in quanto non sono infermiera. Nel caso in cui si è già in possesso del diploma da infermiera, la formazione è più breve».

Una levatrice può gestire da sola un parto? 
«Dal momento che è diplomata la levatrice può gestire senza problemi un parto. Per definizione la levatrice può gestire un travaglio e parto fisiologico da sola che sia al domicilio, in casa nascita o in ospedale. Nel caso di un travaglio fisiologico intraospedaliero, la levatrice è la persona di riferimento e di accompagnamento della donna, mentre il ginecologo arriva solo per il parto. Se dovessero subentrare complicazioni la levatrice lavora a stretto contatto con il team medico sempre continuando a seguire la mamma. Per quanto riguarda i parti extraospedalieri la levatrice segue la donna durante il travaglio e il parto fisiologici, nel caso di complicazioni accompagna la paziente in ospedale».

Quali sono state le emozioni del primo parto a cui hai assistito?
«Sono le stesse che ho ancora adesso per ogni parto a cui assisto. Vedere la gioia infinita dei genitori quando nasce il proprio bimbo/a è indescrivibile. E vedo piangere anche molti papà!»

Cosa si prova, in genere, a far nascere un bambino?
«È una bella responsabilità, quindi durante tutto l’accompagnamento siamo molto vigili e ci assicuriamo che sia la mamma che il bimbo stiano bene. Il momento del parto è sempre carico di emozioni diverse fra loro, vediamo la mamma che è sfinita e il nostro compito è quello di motivarla fino alla fine. Quando nasce il bimbo mi riempie sempre di gioia e sono contenta che sia andato tutto bene».

Come ci si prepara al travaglio?
«Molte donne fanno corsi preparto in ospedale, in clinica, negli studi delle levatrici o con una levatrice al loro domicilio. Il corso permette di avere un’idea di base per quanto riguarda l’inizio del travaglio, il parto e le cure del neonato. Ho anche avuto donne che non hanno fatto nessun corso e devo dire che quando comincia il travaglio, la natura fa la sua parte. Grazie agli ormoni del parto la donna riesce a far fronte alle contrazioni anche senza mai aver imparato la “respirazione”».

Ricordi un aneddoto divertente in sala parto?
«Ero ancora studentessa e stavo assistendo una donna durante il parto del suo terzo figlio. Durante le contrazioni e al momento di spingere dal male mordeva il marito e continuava a dirgli che non avrebbe mai più fatto figli in vita sua. Appena nata la bimba gliel’ho messa subito sulla pancia (come facciamo sempre), è bastato uno sguardo e ha subito detto che voleva ancora figli! In sala parto siamo scoppiati tutti a ridere, è veramente un bel ricordo che mi è rimasto».

Differenze in una primipara prima e dopo il parto?
«Ogni tanto chiedo alle pazienti quando si sono rese conto di essere diventate mamme. Molte mi rispondono che spesso succede quando hanno il bimbo/a tra le braccia per la prima volta. Però appunto può succedere già in gravidanza, dopo il parto o dopo qualche giorno»

Come vengono gestite ansie, paure e curiosità della future mamme?
«Al giorno d’oggi con internet è un po’ difficile perché spesso le mamme vanno subito a cercare qualsiasi cosa su Google e chiaramente compare di tutto. Il nostro lavoro è proprio quello di far sì che ascoltino il proprio corpo e il proprio istinto, che purtroppo non sempre è facile quando leggono informazioni anche errate su internet. Consiglio sempre di chiedere consiglio ad una levatrice o al proprio ginecologo e di non ascoltare troppo le esperienze altrui di amiche o conoscenti perché ogni situazione è unica».

Lo stato d'animo della partoriente quanto influisce sull'andamento del parto?
«È difficile da dire. Quello che spesso riscontro è che al giorno d’oggi siamo un po’ tutti maniaci del controllo e non ci piace quando lo perdiamo. Durante il travaglio e il parto bisogna fare in modo di non attivare troppo la parte razionale del nostro cervello, più la donna si abbandona agli ormoni, meglio è. Il nostro lavoro è cercare di assistere la donna in modo da non disturbarla troppo, in modo che possa stare tranquilla nel suo “cocktail di ormoni” e ciò permette alla natura di fare il suo corso. Spesso dico alle donne di fidarsi del proprio corpo, perché sa esattamente cosa deve fare».

Cosa consiglieresti ad una donna che deve partorire?
«Come prima cosa di non farsi raccontare esperienze di altre donne, in quanto ogni situazione è davvero unica. Come seconda cosa consiglio di mettersi in contatto con una levatrice già in gravidanza in modo che possa chiederle qualsiasi cosa. Sconsiglio vivamente come ho già detto prima di leggere troppe cose su internet, si rischia veramente di andare in ansia inutilmente».

Quanto è importante il contatto col bambino subito dopo il parto?
«È fondamentale per lo sviluppo dell’attaccamento mamma-bambino. Nella maggior parte dei casi appena il bimbo/a nasce lo si mette subito pelle a pelle sulla mamma per fare appunto il bonding. Nel caso non dovesse essere possibile dico sempre alle mamme che si può fare in un secondo momento e recuperare questo contatto. Durante il bonding il bambino riconosce l’odore della mamma e anche del latte materno, quindi pian piano si avvicina al seno per poi potersi attaccare per la prima volta. Per la mamma invece avere il proprio bimbo su di sé dopo tutta la fatica del parto è una gioia immensa e comincia a conoscerlo, guardandolo e studiandolo nei minimi dettagli».

Il compito della levatrice finisce nella sala parto?
«Quando è ora di tornare in camera la levatrice accompagna la donna e a dipendenza di come è organizzato il reparto, continua a seguirla oppure la affida alle cure delle levatrici o infermiere del reparto maternità. La levatrice ospedaliera segue la donna nei controlli di gravidanza, al parto e nel post parto finché non va a casa. Al domicilio subentra la levatrice indipendente che passerà a fare i controlli a mamma e bambino».

Che tipo di assistenza richiede il periodo che segue il parto?
«Di regola ogni donna che rientra al domicilio viene seguita da un levatrice indipendente, prestazione pagata dalla cassa malati di base».

Quali problemi possono sorgere durante il parto?
«Solitamente se la gravidanza è fisiologica, è difficile che subentrino complicazioni durante il parto. Mentre se è stata una gravidanza a rischio possono subentrare complicazioni, che possono essere di varia natura. In questo caso il team formato da levatrici e ginecologi interviene per assicurare il benessere di mamma e bambino».

Quanto è difficile questo lavoro e perché?
«Ritengo che il mio lavoro sia sotto vari aspetti impegnativo, sia a livello psicologico e tante volte anche fisico. Abbiamo la responsabilità di garantire il benessere di mamma e bambino quindi dobbiamo sempre essere molto attente sul posto di lavoro. Si sa che non va sempre tutto liscio come l’olio e quindi siamo anche confrontate con situazioni difficili da gestire. In questi momenti mi confronto con le colleghe, che sanno sempre ascoltare e sanno aiutarti a superare certe situazioni non sempre piacevoli. Il lavoro in team è fondamentale nel nostro lavoro e la cosa positiva è che non ci si sente mai soli. Ogni tanto è impegnativo anche a livello fisico soprattutto quando c’è molto da fare in reparto. Dato che è la donna a scegliere in che posizione partorire, noi ci adeguiamo e spesso siamo in posizioni scomode che richiedono una certa mobilità e resistenza fisica. Ma non cambierei questo lavoro per niente al mondo, dà molte soddisfazioni».

Come si sceglie dove partorire?
«In Ticino vige il sistema del medico aggiunto, questo vuol dire che la donna va a partorire dove lavora il suo ginecologo. Personalmente ritengo che una donna dovrebbe andare a partorire dove più si sente a suo agio, che sia al domicilio, in casa nascita, in ospedale o in una clinica. Le donne dovrebbero poter scegliere dove andare a partorire in base a quello che più ritengono giusto per loro e che più rispecchi la loro filosofia riguardo al parto».

 

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