I sospetti di un genitore possono essere il primo passo fondamentale nella soluzione del problema
Ogni prevaricazione verbale o fisica nei confronti di una persona più debole è da considerarsi bullismo. Il fenomeno, purtroppo, dilaga e ha più varianti del covid, riuscendo ad essere persino mortale. L’aspetto forse peggiore è che spesso coinvolge i giovanissimi ed è frequente che si manifesti negli ambienti scolastici. Tra le sue forme, il cyberbullismo è sempre più in auge e coinvolge troppo spesso le ragazzine. Domandarsi come sia possibile che esistano individui poco più che bambini capaci di inaudite prepotenze nei confronti di loro coetanei è ovvio, mentre non trovare risposte e, soprattutto soluzioni, al fenomeno è preoccupante. Il problema, inoltre, cresce a dismisura perché gli adolescenti non hanno la tendenza a confidarsi con gli adulti che, anzi, considerano degli antagonisti. Questo significa che se un ragazzino è vittima di bullismo rimarrà imprigionato nella sua prigione di soprusi subiti senza trovare altra via di uscita di un gesto estremo. Immorale, illogico ed ingiusto: perché nessun genitore può accettare che il proprio figlio vada a scuola e sia bullizzato e perseguitato da suoi coetanei, o che la propria figlia muoia di vergogna perché qualcuno ha messo in rete alcune sue foto molto private. Il punto focale di certe situazioni è, quindi, l’occhio attento di ogni genitore. Vietato essere troppo stanchi (anche se lo si è davvero) e perdere il contatto con il benessere dei propri figli: la parola d’ordine è osservare per capire se in casa c’è un bullo o un bullizzato.
Un ragazzino irrequieto, svogliato, che fa fatica ad alzarsi, che cerca strade alternative per andare e tornare da scuola e che non ci vuole proprio andare, che ha frequenti scatti di rabbia, è depresso, ha spesso lividi o graffi, torna a casa con gli abiti sporchi, soffre spesso di mal di testa o nasconde il cellulare, potrebbe essere vittima di bullismo. Questi segnali meritano un approfondimento che comprende anche qualche domanda ai nonni o al migliore amico o all’allenatore, ma anche domande dirette all’interessato: perché nascondi il cellulare? Chi ti ha fatto questo livido? Hai sempre fame quando torni da scuola, chi mangia la tua merenda? Quesiti così diretti potrebbero favorire la verità alla quale bisognerà offrire la massima comprensione e il più totale supporto.
Appurato il problema bisognerà andare a scuola, perché ogni istituto scolastico è tenuto a prevenire e risolvere i problemi di bullismo. Alla propria figlia o al proprio figlio, vittime dei bulli, bisognerà continuare a dare tutto il sostegno per non farli sentire dei deboli che non hanno saputo difendersi e se sono stati vittime di cyberbullismo bisognerà chiedere l’eliminazione di foto e video che li riguardano al sito sul quale compaiono.
L’altra faccia del problema riguarda il figlio bullo perché come sempre, se esistono delle vittime ci sono anche dei carnefici. Come capire se il proprio figlio o la propria figlia sono dei bulli? Ribellione, rendimento scolastico scarso, mancanza di sensi di colpa, tendenza ad agire in gruppo, inclinazione alle battute offensive e di cattivo gusto: potrebbero essere segnali di un soggetto prepotente e arrogante. Sì, pensare di avere in casa un soggetto del genere non è piacevole, soprattutto rendendosi conto che non ci si è accorti della sua trasformazione. Però bisogna intervenire perché anche il bullo ha bisogno di aiuto e, soprattutto, di essere corretto e non punito. Il sostegno necessario per recuperare adolescenti bulli deve essere costante e mostrare reale interesse nei loro stati d’animo dai quali derivano gli atteggiamenti prevaricatori. Alla base dei comportamenti, infatti, c’è necessariamente del disagio o, comunque, una situazione tale da provocare quei comportamenti. Capire di che cosa si tratta e trovare insieme la soluzione migliore diventa fondamentale per eliminare il problema e restituire serenità all’interessato.
TMT (ti.mamme team)