Le amicizie sgradite a mamma e papà non devono creare crepe nei rapporti familiari
«Figli piccoli, problemi piccoli. Figli grandi, problemi grandi»: capita di sentire questa affermazione soprattutto nelle conversazioni tra genitori di adolescenti. Perché è vero: quando i pargoli cominciano a crescere aumenta il loro raggio di azione e con esso le conseguenze di scelte e decisioni che possono anche non essere condivise da mamma e papà, ma rientrano nel percorso di crescita. È fisiologico che ogni figlio, crescendo, cominci a manifestare una fame sempre maggiore di autonomia e indipendenza, che si traducono in affermazione personale. Ed è inevitabile la risposta titubante dei genitori, scontenti di dover fare un passo indietro e perdere, così, la tranquillità di sapere cosa fanno, dove sono e con chi sono i propri figli. Già, con chi sono: è forse questa la discriminante principale perché sono le compagnie, spesso, a far le differenze e a non essere gradite da mamma e papà.
Cosa fare, allora, se i propri figli hanno amicizie che non apprezzate? Dando per scontato che i genitori abbiano accettato la crescita dei propri figli (devono farlo!), è utile capire cosa rende quelle compagnie così affascinanti, sforzandosi di rispettare il punto di vista dei bambini. evitare critiche e rifiuti continui che rischiano di ottenere l’effetto contrario, rendendo quelle amicizie più ambite e aumentando gli attriti tra genitori e figli. Il dialogo è sempre indispensabile, a patto che sia sincero, tranquillo e aperto, mentre dovrebbero essere evitate le prediche come il controllo opprimente. Regole chiare e loro rispetto possono fare la differenza, garantendo dei limiti importanti anche per la crescita sicura dei piccoli che hanno bisogno di punti fermi ai quali fare riferimento. I campanelli d’allarme (il più classico è il calo del rendimento scolastico) non devono, ovviamente, essere sottovalutati.
Al contrario è bene analizzarli con calma avendo come unico obiettivo il recupero del benessere dei figli e non i rinfacci tipici di quel capitolo del comportamento genitoriale intitolato «te l’avevo detto». Per ogni bambino e, poi, adolescente è fondamentale sapere di poter contare sempre sulla comprensione dei genitori che non devono essere inquisitori e giudicanti, ma capaci di capire cosa ci possa essere dietro determinati atteggiamenti. Una cattiva compagnia non è mai tale se l’educazione e la formazione di un bambino sono tali da evitare che si lasci travolgere dagli esempi altrui. Se il proprio pargolo fa qualcosa (anche di sbagliato) è perché ha in animo di farla e non solo perché l’ha vista fare ad altri. Contare sui propri genitori rimane il più grande appiglio di ogni figlio che fidandosi di loro li interpellerà prima di combinare guai peggiori.
TMT (ti.mamme team)