Chiusi nella propria stanza, i giovanissimi vivono le conseguenze di un disagio profondo.
Si chiama ritiro sociale ed è l’atteggiamento di molti adolescenti che passano gran parte del loro tempo rinchiusi in camera tenendo a distanza tutti, a cominciare dai genitori. Il fenomeno non è raro purtroppo e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non è causata dall’uso eccessivo di computer o videogames. Al cospetto di questo atteggiamento i genitori spesso rimangono interdetti e non sanno quale sia il comportamento migliore da adottare. In fin dei conti quei ragazzi che fanno della riservatezza il punto di forza della loro quotidianità e chiudono fuori dalla propria stanza il mondo intero, sono stati bambini socievoli e chiacchieroni, pronti a raccontare e condividere con mamma e papà pensieri ed emozioni, ma anche progetti e sogni. Cosa è cambiato? L’adolescenza è un periodo di passaggio tanto importante quanto difficile durante il quale i ragazzi avviano un processo di identificazione per il quale hanno bisogno del proprio spazio che, ovviamente, non coincide più con quello del resto della famiglia, ma necessita della giusta distanza dal mondo degli adulti. In questa fase che sembra inevitabile rimane fondamentale la persistenza di un punto di contatto tra genitori e figli, un legame sottile, ma resistente, capace di superare ogni chiusura ed ogni esclusione.
Quello che avviene dietro la porta della camera in cui gli adolescenti si rintanano è un normale sviluppo, indispensabile per riuscire a definire la propria identità, ricchi degli esempi e degli insegnamenti ricevuti, ma desiderosi di tracciare la propria strada. Per i genitori è fondamentale non rimanere estranei a questa fase, evitando di diventare invadenti ed oppressivi, devono riuscire a mantenere aperto il dialogo con i figli, mostrando interesse per il loro processo di crescita, conservando il proprio ruolo genitoriale senza pensare di fare gli amici. Vietato considerare sicuro e protetto l’ambiente in cui gli adolescenti si rifugiano, considerando che il loro canale di comunicazione con l’esterno rimane il web, con tutti i rischi ad esso connessi. Quella che non deve mancare, quindi, da parte dei genitori è la vigilanza attiva da esercitare sempre attraverso il dialogo da perseverare senza esagerazioni prepotenti se le risposte dei ragazzi sono stringate e svogliate. Dietro la porta di camera chiusa, però può nascondersi anche un disagio profondo, persino un malessere radicato che rifugge da ogni occasione sociale.
Alla base di questo atteggiamento c’è il senso di inadeguatezza provato dagli adolescenti che li spinge a preferire l’isolamento per non doversi confrontare con la realtà, limitando le loro relazioni sociali a quello che offre la rete o, peggio, rinunciando anche ad esse, dedicandosi solo ai videogiochi. Attacchi di panico, ansie e disturbi somatici sono i primi segnali di un malessere grave che attanaglia gli adolescenti ed è importante non tralasciare o sottovalutare alcun campanello d’allarme per impedire che peggiori diventando qualcosa di più grave. Il dialogo e la disponibilità all’ascolto sono le armi a disposizione dei genitori per combattere il profondo disagio vissuto dai propri figli ed i contesti non routinari – come viaggi e vacanze - sono quelli che possono favorirne l’impiego. Da escludere gli atteggiamenti eccessivamente protettivi o giudicanti per impedire la completa chiusura degli adolescenti, mentre l’aiuto di uno specialista può rivelarsi utile anche per i genitori soprattutto all’inizio. Vietato arrendersi, perché anche il più silenzioso ed introverso degli adolescenti conserva una scintilla del bambino solare che era e ha solo bisogno di trovare il modo giusto per farla brillare ancora.
TMT (ti.mamme team)