Tornare alla routine dopo il riposo per maternità è frutto di una scelta del tutto personale
Esistono almeno due tipi di neomamme: quelle desiderose di riconquistare i propri spazi lontano da pannolini e biberon e quelle pancine che, alla sola idea di tornare in ufficio, vivono il dramma della separazione dal proprio pargolo. Entrambi i profili delineano i tratti di donne impegnate e diversamente preparate ad affrontare il ritorno alla routine lavorativa, dopo il congedo maternità. In qualunque macrotipo si ritenga di rientrare, è bene tenere a mente alcuni aspetti non trascurabili grazie ai quali affrontare più serenamente il cambiamento. Ma come comportarsi dimostrando il coraggio di sostenere le proprie scelte senza farsi condizionare da giudizi e paragoni? Il primo nemico delle donne, al termine della pausa maternità, è sicuramente il senso di colpa che assale indistintamente le chiocce e le sgobbone. Il ritorno al lavoro, infatti, segna un momento importante e difficile da sostenere solo con la certezza che una madre contenta della propria vita e serena alleva figli felici. E non c’è da sentirsi in difetto se per qualche ora si delega l’accudimento della propria creatura ad altri.
L’emotività di una neomamma può essere tale però da condizionare la sua percezione di quello che le accade intorno, comprese considerazioni e commenti che finiscono per suonarle come accuse o rimproveri nei suoi confronti. Ogni mamma che torna al lavoro dopo la maternità porta con sé un fardello di dubbi e non perde occasione per domandarsi se la scelta di riprendere in mano la propria carriera sia stata giusta. In realtà, che si faccia per bisogno economico o per il semplice desiderio di riprendere le proprie abitudini, il rientro al lavoro deve essere vissuto come una scelta personale libera da stress e condizionamenti. Il momento è delicato e deve essere vissuto senza ansie con la certezza di potersi fidare di se stesse, degli altri e del bebè, e con il coraggio di delegare ad altri i propri compiti per le ore di assenza. È innegabile che all’inizio potrà essere complicato, come ogni novità ed ogni distacco, ma l’aiuto esterno diventa fondamentale nella gestione delle proprie giornate. La regola generale sempre valida è quella di prestare attenzione alla qualità del tempo trascorso con la propria creatura e non alla sua quantità, magari anche valutando l’esperienza di chi ha già affrontato il rientro al lavoro dopo il congedo per maternità.
Il vissuto altrui può valere da ispirazione, ma non deve diventare un termine di paragone perché le decisioni e le scelte devono essere sempre personali e maturate in base alle proprie esigenze. I tempi ed i modi scelti dalle altre neomamme possono rappresentare un esempio, ma non devono diventare una regola ed il percorso individuale deve essere scandito dai propri tempi. È inutile avere fretta di rientrare e sobbarcarsi subito ad orari lavorativi gravosi: meglio organizzarsi ottimizzando le disponibilità aziendali, valutando l’opzione part time, per esempio, così da abituarsi gradualmente alla nuova routine. In definitiva, non bisogna commettere l’errore di paragonarsi ad altre donne ed alla loro organizzazione, ai tempi che hanno scelto per riprendere il lavoro o al modo in cui hanno scelto di sistemare il proprio bambino durante la propria assenza. è invece fondamentale organizzarsi in base alle esigenze personali e del bambino, oltre alle disponibilità contingenti, ricordando che una mamma soddisfatta è l’ago della bilancia nella felicità della famiglia.
TMT (ti.mamme team)