Quando il non colore diventa espressione di un disagio infantile
Fa parte di una psicologia spicciola la tendenza ad interpretare i disegni dei bambini a seconda delle forme e dei colori che contengono, perché proprio il disegno è il primo strumento di espressione utilizzato dai piccoli.
Attraverso i segni lasciati su un foglio, infatti, i pargoli esprimono emozioni e stati d’animo ed anche il più classico scarabocchio riuscirà a comunicare qualcosa. Proprio alla luce di queste considerazioni, se all’improvviso i disegni dei piccoli diventano cupi ed abbandonano i colori vivaci e solari per il nero assoluto, agli occhi degli adulti di riferimento si palesa la possibilità di un problema. Il nero è definito il «non colore» e rappresenta il buio che cela ogni cosa ed impedisce di vedere, per questo viene associato a difficoltà e malessere, a qualcosa che turba e che non si riesce a superare.
Questo non significa però che il suo utilizzo nei disegni di un bambino debba far scattare l’allarme o, peggio, un’ipotesi di diagnosi psicologica negativa. La raccomandazione, quindi è quella di non sbilanciarsi in interpretazioni nefaste rischiando di prendere cantonate colossali, soprattutto se non si hanno le competenze necessarie. Come comportarsi se il nero diventa il colore predominante nei disegni dei propri piccoli? Prima di tutto è importante partire dall’idea che qualsiasi cambiamento nella vita di un bambino può essere causa di un disagio. Nascite, separazioni, nuovi inizi possono rappresentare il motivo della scelta infantile del colore nero nella realizzazione di un disegno, ma il collegamento può essere considerato valido se il piccolo ha meno di otto anni, ovvero è ancora nella fase in cui il disegno non è consapevole, ma è un’espressione spontanea e non ragionata.
Stesso discorso va fatto per la scelta di non colorare i disegni. In linea di massima, prima di sommergere i piccoli con le proprie apprensioni, è bene ricordarsi di non fare mai commenti negativi sul disegno – che è sempre un modo del bambino di esprimere parte di sé – e di conservarli sempre: questo gratificherà il giovanissimo artista e permetterà al genitore di monitorare l’evoluzione del pargolo. Si potrà cedere il passo ad una giustificata preoccupazione solo se i disegni del bambino diventeranno ossessivamente cupi e raffiguranti sempre gli stessi soggetti, come dei mostri, privi quindi di qualsiasi cambiamento o evoluzione. Anche in questo caso, però, sarà vietato abbandonarsi a diagnosi autoconfezionate e sarà necessario rivolgersi ad uno specialista per una consulenza appropriata e valida che permetta di aiutare in modo efficace il piccolo.