Insegnarlo ai più piccoli richiede pazienza e metodo: provare per credere!
Primi freddi e primi malanni. Una combinazione per lo più inevitabile, caratterizzata da colpi di tosse, lineette ondivaghe di febbre e nasi gocciolanti. E diciamo la verità: un nasino sporco non è mai bello da vedere! L’intervento più immediato è quello di eliminare il muco visibile strizzando delicatamente le narici, ma se il piccolo non collabora l’iniziativa sarà sempre poco risolutiva. Bisogna soffiarsi il naso, ed è questo lo step definitivo e più complicato, perché insegnare ai piccoli a soffiare il naso non è esattamente un procedimento semplice. Hanno imparato a soffiare sulle candeline - ed è già una conquista notevole – con la bocca, coinvolgere il naso è un altro discorso. Per gli adulti si tratta di un gesto scontato e quasi banale, ma per un bimbetto può essere davvero complicato e non c’è spazio per l’insofferenza da grandi soffiatori, perché l’operazione è meno ordinaria di quanto si possa pensare. Non esiste un’età in grado di sancire l’abilità, o meno, a soffiarsi il naso: ogni pargolo ha i suoi tempi anche per questo, ma dai 2 anni si può puntare all’obiettivo «imparare a soffiarsi il naso».
Alla base di questo impegno, però, ci deve essere un corretto schema respiratorio, il piccolo non deve respirare con la bocca, causata da un’abitudine acquisita dalla nutrizione con il biberon che induce ad una deglutizione atipica o dal vizio di succhiare il ciuccio o il dito. È evidente che in questo caso chiedere al piccolo di tenere la bocca chiusa e soffiare dal naso risulterà molto complicato visto che da esso non è abituato neanche a prendere aria. E allora come fare? Bisognerà ricorrere al gioco per rieducare la respirazione del piccolo e semplificare la gestualità del soffiarsi il naso. Imparare a far entrare ed uscire l’aria dal naso invece che dalla bocca è la procedura da imparare e bisognerà far abituare il bambino un po’ alla volta, magari esercitandosi quotidianamente facendogli notare la differenza dei gesti. Prendere aria dalla bocca trattenendola, sino a gonfiare le guance, e poi soffiarla sempre dalla bocca e poi fare lo stesso prendendo aria dalla bocca e facendola uscire dal naso, tenendo una mano sulle labbra per assicurarsi che rimangano chiuse. Appresa questa differenza, si potrà far uscire l’aria dal naso più velocemente, senza usare ancora il fazzoletto, solo per far comprendere chiaramente il meccanismo.
L’introduzione del fazzoletto permetterà di completare l’atto di soffiarsi il naso al bisogno e, per arrivare al momento necessario ben preparati, sarà opportuno effettuare queste grandi manovre prima di un eventuale raffreddamento. Se però il piccolo apprendista soffiatore dovesse mostrarsi un po’ refrattario ad apprendere le tecniche esposte, bisognerà adoperarsi con un po’ di fantasia in più. L’idea è quella di allenare la fuoriuscita di aria dal naso e, quindi, ogni stratagemma utile alla causa è ritenuto valido. Il gioco è sempre il miglior passepartout: organizzare una gara a chi fa volare più coriandoli realizzati con un fazzolettino di carta pulito, spostandoli solo con l’aria emessa dal naso, prima con entrambe le narici e poi con una sola, alternandola all’altra che è rimasta tappata. Incoraggiamenti e motivazione non devono mancare nemmeno in questa fase di apprendimento così da permettere al piccolo di acquisire fiducia in se stesso e nelle sue capacità, in modo tale che anche soffiarsi il naso diventi un atto semplice e utile. Imparato questo, bisognerà ricordare al bravo soffiatore che ogni fazzoletto di carta deve essere usato una sola volta e cestinato subito dopo l’uso.