Bambini delusi e arrabbiati: come affrontare la scoperta dell’invenzione della magia natalizia?
Una delle prime grandi delusioni dei bimbi è scoprire che Babbo Natale non esiste. Un duro colpo inferto alla resistenza della loro cortina di ingenua fiducia alimentata dalla confidenza con i personaggi fantastici e dal desiderio di credere al di là di ogni ragionevole dubbio. Continuare a credere nell’esistenza di un panciuto signore che si cala nei camini di tutto il mondo nel breve tempo di una notte per portare regali ai bimbi buoni, può essere il modo di difendere se stessi e i propri sogni dal vorticoso cambiamento di regole e priorità semplicemente crescendo. Ed è per questo che quando i dubbi, via via crescenti, trovano conferma o, peggio, la rivelazione di qualche amichetto più grande o più scafato svela la triste verità, il pargolo si ritrova solo con la sua ingenuità ferita mortalmente, mentre strali di sfiducia verso chi gli ha sempre nascosto quella triste realtà, attraversano la giovane mente offesa dalla crudeltà del mondo e di chi lo popola.
Perché scoprire che Babbo Natale non esiste è una faccenda troppo grave ed averlo ignorato non è un errore personale, bensì una colpa di quanti non abbiano rivelato subito il doloroso arcano. Quella rivelazione segna un momento di dolorosa crescita che scatena la frustrazione e la collera di un nanetto tradito, un’acquisizione di consapevolezza pesante e bigia che non arricchisce la crescita, ma sicuramente le dà una bella sferzata. Quando il pargolo torna a casa afflitto dalla recente scoperta è il momento di sfoderare i super poteri da genitori per parare tutte le sue reazioni emotivamente controverse ed aiutarlo ad affrontare la situazione. Accantonando il principio fondamentale del «non mentire ai bambini», mamma e papà si dovranno limitare ad ascoltare le domande e le rimostranze del pargolo adorato, evitando di confessare in prima battuta. A seconda dell’età del baby inquisitore, si potrà opporre alla rivelazione fatta dal compagno smaliziato, la libertà di ognuno di credere in ciò che vuole, evitando di confermare quella notizia e permettendo al proprio bambino di scegliere se dar credito alla teoria dell’amico o se continuare a credere a Babbo Natale.
Chiedere direttamente al pargolo dubbioso un’opinione personale in merito aiuterà a dissipare i suoi dubbi sull’esistenza del barbuto dispensatore di doni, ma se la sua capacità di ragionare lo porterà a conclusioni negazioniste, si potrà tamponare la sua delusione confessando di aver imbastito una storia magica per aumentare l’incanto di una realtà speciale fatta di slitte, renne ed elfi. Le reazioni potranno oscillare tra la delusione e l’arrabbiatura con punte di tristezza e sfiducia ed i genitori dovranno essere pronti a rimediare all’accusa di menzogna spiegando che l’esistenza di Babbo Natale è una bugia buona simile a quella di una sorpresa tenuta segreta per farla risultare ancor più bella. Lasciar credere all’esistenza di questo mistico personaggio deve essere rappresentato come un valore aggiunto a fin di bene, proprio per arricchire la magia dell’attesa. Inutile negare le scoperte, visto che anche Google dichiara apertamente che «Babbo Natale non è reale» e confondere di più il piccolo, meglio osservarlo e capire le sue conclusioni, ricordando che meno enfasi ci sarà stata nel consolidamento del culto di Babbo Natale e meno delusione proverà il bambino scoprendo che il pancione vestito di rosso che girava in salotto era solo lo zio Peter.
TMT (ti.mamme team)