Scopriamo le condizioni che possono richiedere una maggiore quantità di nutrimento per il bebè.
L’allattamento al seno è una delle fasi più emozionanti della maternità e dà inizio al consolidamento di un legame profondo tra una madre ed il suo bambino. Dietro questa verità dolcissima, c’è un aspetto pratico che gli addetti ai lavori chiamano lattazione e che permette la magia dell’allattamento. Si tratta, praticamente, della produzione di latte materno che inizia subito dopo la nascita e viene regolata dalle richieste del piccolo ed ecco perché è ritenuto fondamentale che la prima poppata del neonato avvenga subito dopo il parto. Prolattina e ossitocina sono i due ormoni che avviano la lattazione e la prima viene regolata in base ai segnali ricevuti dal cervello durante la suzione. Più il bebè consuma, più latte viene prodotto. Al contempo, il latte fuoriesce dal seno materno riceve la spinta dalla produzione di ossitocina stimolata proprio dalla suzione del neonato. Praticamente più il piccolo viene allattato, svuotando il seno della mamma, più questo viene nuovamente riempito per soddisfare la seguente richiesta del pargolo.
Basandosi tutto sulla richiesta del piccolo e sulla difficoltà di misurazione estemporanea delle quantità di latte assunte, spesso le neomamme si interrogano sulla corretta soddisfazione del fabbisogno del proprio bebè e sulla propria produzione di latte. La magia dell’allattamento al seno sta sempre più perdendo romanticismo con queste valutazioni, ma è così. In soccorso di tutte le difficoltà e le eventuali complicazioni che possono accompagnare il parto e di tutti i dubbi sulla giusta quantità di latte assunta dal proprio pargolo, esistono delle strategie grazie alle quali favorire la produzione di colostro e aumentare la produzione di latte. Questa possibilità rappresenta indubbiamente un aiuto importante per ogni mamma che acquisisce competenze utili. Riposo adeguato, corretta idratazione, poppate frequenti, massaggi al seno ed eventuale utilizzo del tiralatte, su consiglio del medico, sono i comportamenti che favoriscono la produzione di prolattina e ossitocina e, quindi, del latte che deve provvedere al fabbisogno del neonato. Le incertezze sull’adeguata quantità di latte assunta dal piccolo possono essere dissipate verificando il suo stato di benessere che non è legato esclusivamente al peso raggiunto.
L’adeguata alimentazione del bebè, infatti, comporta il suo colorito roseo e l’alternanza regolare di momenti di riposo e di attività, pipì e feci regolari, poppate frequenti senza dolore e con suono di deglutizione ben percepibile. Solo il pediatra potrà valutare l’effettiva necessità di aumentare la produzione di latte con poppate quotidiane più frequenti, massaggi al seno prima di spremerlo manualmente, posizionamento del bebè pelle a pelle con la mamma, utilizzo del tiralatte. Si può ricorrere a spremitura manuale e tiralatte anche per aumentare le scorte di latte a disposizione in caso di bimbi prematuri o per sopperire alle eventuali assenze della mamma durante la giornata. I farmaci galattogoghi possono essere un aiuto solo per le donne con scarsa produzione di latte causata da problemi anatomici e gli esiti contrastanti di studi sulla loro efficacia, ne limitano l’impiego a circostanze eccezionali che determinano una effettiva produzione di latte insufficiente.