Scopriamo insieme la verità sui miti più diffusi legati al pianto dei bebè.
«Il pianto apre i polmoni dei neonati»: quante volte abbiamo sentito questa frase accompagnata all’invito a lasciar piangere il bebè senza correre subito in sua consolazione? Ed è talmente tanto frequente questa affermazione che il suo significato viene tramandato e considerato una verità assoluta che richiama quella del valore del primo vagito subito dopo la nascita. Quest’ultimo rappresenta la conferma di buona salute del neonato che comincia a respirare autonomamente, dopo nove mesi trascorsi a farlo attraverso il cordone ombelicale, ma nulla ha a che vedere con gli episodi di pianto successivi. Qual è la verità, allora? Lasciar piangere il bebè per un po’ non è dannoso, ma nemmeno utile: non serve ad aprire i polmoni come racconta un mito intramontabile e nemmeno a fare gli occhi belli e, soprattutto, non rappresenta un vezzo da ignorare.
Con il pianto, infatti, il neonato esprime il proprio disagio per qualcosa: freddo, fame, sonno o fastidio, e ignorarlo a oltranza aumenta il suo malessere. Chi non piangerebbe avendo freddo senza riuscire a coprirsi mentre tutt’intorno la gente è ben riparata e a proprio agio? Da questo punto di vista diventa comprensibile il pianto – a tratti snervante – dei piccoli che andrebbero capiti in questa esternazione e confortati nella loro necessità del momento. Lasciare un neonato a sgolarsi nella culla non può essere considerata una soluzione e non serve nascondersi dietro una scusa travestita da convinzione popolare per giustificare la momentanea incapacità genitoriale d'intervenire per tranquillizzare quel pianto.
Comprendere quale possa essere l’esigenza del bebè servirà ai genitori a provvedere a essa e a riconquistare un confortevole silenzio. Se però la pazienza di mamma e papà è momentaneamente esaurita, forse a causa della stanchezza, e quel pianto appare davvero ingestibile, si potrà lasciare che sia qualcun altro, magari i nonni, a occuparsi del bebè o si potrà lasciare il piccolo piangente per un pochino, non troppo: probabilmente non si calmerà da solo, ma comunque non gli succederà alcunché e i suoi polmoni non si apriranno. L’importante, però, è non esagerare con i tempi: quel pianto è comunque l’espressione di un bisogno che il piccolo non può risolvere da solo.