Già nei primi di mesi di vita i bambini possono manifestare significativi sintomi.
Sapere subito se il proprio bambino sia potenzialmente allergico è un desiderio di qualsiasi genitore ed oggi è possibile realizzarlo, semplicemente osservando tutti i segnali che si presentano sin dai primi giorni di vita del bebè. Ogni fenomeno, infatti, può rappresentare l’avvisaglia di un’allergia immediata o futura, proviamo a individuare i segnali principali. Si comincia con la crosta lattea che è una forma di dermatite seborroica e si manifesta sul cuoio capelluto e non sempre ha una causa specifica scatenante, ma può essere indizio di dermatite atopica, caratterizzata da un fastidioso prurito che spinge il piccolo a grattarsi favorendo l’arrossamento e l’ispessimento della pelle.
Questa forma di eczema può comparire già dal secondo mese di vita e durare sino all’adolescenza. Il prurito al nasino porta il bebè a sfregarselo continuamente con le manine o sul corpo di chi lo tiene in braccio e diventa un fenomeno più marcato dopo l’anno di età del piccolo che in ambienti abitati da gatti o polverosi, ma anche al parco, presenta occhi rossi o respirazione alterata, sintomi di allergia al pelo dei felini, alla polvere e alle spore della muffa. Congestioni nasali e occhiaie possono essere presagio di allergia, rappresentata anche da respirazione a bocca aperta a causa del naso chiuso, con la conseguenza dell’alito cattivo provocato proprio dai batteri dell’alitosi che proliferano a causa del ristagno delle secrezioni nasali.
Il respiro sibilante, che può essere accompagnato da tosse, dopo uno sforzo fisico è generalmente sintomo di asma, così come il mal di testa che può essere causato da allergia per l’infezione delle secrezioni stagnanti, tipiche della sinusite. In presenza di questi segnali il dubbio allergico è più che legittimo e può trovare risposta grazie al consiglio del pediatra, che indicherà quali esami effettuare. Rast e Prick test sono i primi passaggi e il primo viene effettuato se l’altro fornisce un risultato incerto oppure negativo nonostante il piccolo continui ad avere tutti i sintomi di allergia. Si ricorre al Rast test anche in caso di dermatite atopica diffusa che impedisce i test cutanei. Ai pazienti più grandicelli è possibile effettuare anche il test di provocazione nasale che con l’inalazione di piccole quantità di allergeni permette l’identificazione di eventuali reazioni e la conseguente terapia che sarà prescritta dal pediatra.