Quando il fratellino non arriva bisogna fare i conti con le aspettative di tutta la famiglia
Il numero esatto di figli per la felicità familiare non esiste e, spesso, è generato casualmente da circostanze, fato o casualità (o comunque la pensiate). La verità è che la procreazione non è una questione da pianificare a tavolino incastrando la nascita di un figlio tra un avanzamento di carriera e una vacanza all’estero, anche perché nulla può essere dato per certo e le circostanze possono evolvere differentemente dai piani di partenza. Positivamente o meno. Quindi se si programma di avere due o tre figli e, invece, dopo il primo non ne arrivano altri, cosa bisogna fare? In realtà c’è poco da fare: o si cresce un figlio unico o si pensa ad alternative come adozione o fecondazione assistita. Accantonando le possibilità più impegnative, soffermiamoci sull’idea dei figli unici, perché è a loro, molto spesso, che bisogna dar conto della situazione. Ci sono pargoli, infatti, abituati a sentire parlare i propri amichetti di fratellini e sorelline che arrivano o già ci sono, che chiedono a mamma e papà di averne uno, più per il gusto di sentirsi uguale agli altri che per il reale bisogno di una compagnia. Perché, diciamoci la verità, la solitudine dei figli unici è una condizione acquisita più per voce di popolo che per realtà dei fatti. Non avere fratelli o sorelle non è esattamente sinonimo di sciagura e la compagnia o la condivisione che si può avere con essi è, generalmente, sostituita da quella con amici o cugini (dei quali però non bisogna sopportare l’onnipresenza in casa). E poi, si sa: non è detto che avere un fratello o una sorella sia per forza sinonimo di affetto e affiatamento!
Al di là di queste considerazioni, spesso alimentate dai luoghi comuni della gente che sembra attendere solo l’arrivo del vostro secondogenito, se vostro figlio è e rimarrà unico dovete preoccuparvi solo del modo più giusto di crescerlo. Questo, ovviamente, non significa che la sua educazione sia diversa o richieda maggiore attitudine, bensì che non bisogna esagerare. Si parte sempre dall’idea che i figli unici siano più coccolati e viziati, perché richiamano tutte le attenzioni di genitori e parenti vari, ma in realtà sono uguali a qualsiasi altro bambino cresciuto in una famiglia numerosa. A mamma e papà spetta, quindi, solo il compito di rispondere alle sue esigenze, insegnargli il rispetto di valori e regole, spronarlo a dare il meglio di sé in ogni contesto. Proprio come si fa con ogni figlio. Ma per fare bene le cose ogni genitore di figli unici dovrà lavorare sul proprio approccio alla genitorialità evitando di commettere gli errori che potrebbero rendere la loro creatura viziata o soffocata. Concentrarsi sull’educazione di un solo figlio permette di essere più lucidi evitando un eccessivo permissivismo e concentrandosi anche sulle sue caratteristiche caratteriali per poter interagire meglio. Questa attenzione, però, non deve trasformarsi in ossessione per evitare di soffocare il bambino con protezioni eccessive che gli impediscono di fare le proprie esperienze imparando ad agire in autonomia e con consapevolezza.
A questo si aggiunge che ogni genitore dovrebbe avere chiara l’idea di non potersi mai sostituire a un amico o a un fratello per il proprio figlio – e questo non servirebbe nemmeno! – imparando a trascorrere il tempo insieme nel rispetto dei ruoli naturali. Mamma e papà ci sono, dedicano del tempo al proprio unigenito e gli offrono supporto e conforto, ma non devono lambiccarsi il cervello per eliminare quel senso di solitudine che ritengono pervada la vita del proprio pargolo. I figli unici non si sentono soli e l’unico aiuto utile che si può offrire loro è quello di favorire i rapporti con i coetanei oltre la scuola, senza costringerli e seguendo sempre le sue preferenze di compagnia. Avere fratelli e sorelle non è un obbligo per nessuno e prima lo si capisce, meglio è. Per rendere più semplice la vita di famiglia basterà trattare l’unigenito con le giuste attenzioni:
Incoraggiarlo a essere indipendente,
Spronarlo senza obbligarlo,
Favorire occasioni di socializzazione senza imporgli compagnie,
Evitare di renderlo “mammone”,
Evitare di riporre troppe aspettative su di lui,
Offrirgli i giusti esempi di realizzazione personale.