SORICO. Rischia di incagliarsi e di affondare in mezzo agli scogli dei ricordi sbiaditi e dei "non so" di "chi sa" l'inchiesta sul giallo di Sorico che da 18 anni avvolge la misteriosa morte del giovanissimo Edi Copes, trovato privo di vita al "Ponte del Passo" che collega il paese dell’Alto Lago, dove abitava con i genitori, e Colico. Il Sostituto Procuratore Antonio Nalesso della Procura di Como non riesce a trovare riscontri alle dichiarazioni rese alcuni mesi fa da un collaboratore di giustizia lecchese che sostiene l'ipotesi dell'omicidio. E, così, come in passato, tutto rischia di finire nuovamente in cantina. E questa volta, con tutta probabilità, per sempre senza poter svelare cosa accadde quella notte dell'8 febbraio '82. D'altronde era immaginabile che gli interrogatori a cui sono state sottoposte le 4 persone finite sul Registro degli Indagati, non fornissero un grande aiuto. Tutti hanno respinto ogni accusa e a molte domande degli inquirenti hanno risposto con il classico "Non ricordo… Sono passati così tanti anni!". E, cosi’ l’inchiesta sta per essere nuovamente chiusa per essere portata al Giudice Preliminare di Como, Vittorio Anghileri, che solo pochi mesi fa dispose l’apertura di un nuovo fascicolo sulla scorta delle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Tonino Schettini, ritenuto uno dei boss della malavita lombarda e che ultimamente ha aperto un libro, ancora tutto da leggere, svelando importanti retroscena di vicende mai chiarite come, ad esempio, l’assassinio dell’Avvocato Andrea Zodda, ucciso a colpi di pistola mentre si trovava nel suo ufficio di piazza Manzoni a Lecco (l’omicidio avvenne ad inizio Anni ’80 e anche in questo caso la nuova inchiesta è destinata all’archiviazione con l’ennesimo nulla di fatto) e quella, appunto, di Edi Copes, un caso che da 18 anni ha spaccato l’opinione pubblica in due scuole di pensiero: quella che vuole la morte del ragazzo attribuibile ad un incidente stradale, il cui responsabile non si fermo’ a prestare soccorso, e quella che la vuole attribuire ad un omicidio, forse preterintenzionale durante una lite. Ma, come detto, il giallo rischia di restare tale all’infinito. I termini imposti dal Giudice Preliminare per trovare i riscontri alle dichiarazioni del pentito (un personaggio reo confesso di una 50ina di delitti) stanno per scadere e il Sostituto Procuratore Antonio Nalesso pare doversi arrendere all’oggettiva difficoltà di raccogliere prove concrete e che reggano ad un eventuale processo. Difficoltà, insomma, legate proprio al troppo tempo passato. Un brutto colpo, dunque, per i famigliari del 17enne che speravano, finalmente, di arrivare ai responsabili della morte del figlio e che, è purtroppo già vedono profilarsi l’archiviazione definitiva. Secondo l’ipotesi dell’omicidio, Edi Copes sarebbe stato ucciso durante una lite legata al furto del contachilometri di una moto. Nalesso in questi mesi ha piu’ volte sentito le 4 persone alle quali fece pervenire, all’indomani delle disposizioni del G.I.P. di riapertura dell’inchiesta, i rituali avvisi di garanzia. Ma il proprietario della Vespa al centro di tutta la vicenda, il suo amico che prese a schiaffi Edi durante la lite, i due presunti autori del furto della moto, sono sempre rimasti fermi sulle loro posizioni. Proprio sulla scorta del tanto tempo trascorso da quella notte, l'avvocato Renato Papa, che cura gli interessi di uno degli indagati (da ricordare che tra loro vi è anche un meccanico di Colico dal passato non limpidissimo), subito dopo i primi interrogatori aveva depositato la richiesta di archiviazione della posizione del suo assistito. Insomma i misteri che circondano quella notte rischiano davvero di restare tali per sempre. Magra consolazione il sapere che in Procura, nell'Ufficio del Giudice Preliminare Vittorio Anghileri (che ha disposto la riapertura dell'inchiesta) prevalga l'opinione che l'ipotesi di omicidio sia verosimile. Ma senza un briciolo di riscontro non resta che arrendersi. In ogni caso il Sostituto Nalesso ha ancora del tempo (seppur molto ristretto) prima di richiudere definitivamente il fascicolo e per continuare a scavare nel passato. A cercare la verità anche in mezzo ai silenzi a volte omertosi che si nascondono a Sorico. In quel paese a cavallo delle provincie di Como e di Lecco, dove in molti sanno. Pochi (per non dire nessuno) parlano. Ma tutti ti fanno capire che c'è chi sa. Chi ha visto. "Basta andare in piazza –puo’ sentirsi dire il giornalista a zonzo e in incognita - dove chi non ha la coscienza a posto fuma tranquillamente la sua ennesima sigaretta. Nalesso in questi mesi ha giocato anche una carta molto importante: una superperizia per mettere a confronto quelle svolte a suo tempo. Da una parte quella del Dr. Quintino Lunetta che sostiene l'ipotesi dell'incidente stradale, dall'altra quella del perito nominato dai famigliari (il Dr. Luciano Redenti) che sostiene l'ipotesi dell'omicidio. Ma, anche qui, non sembra che le nuove perizie siano di grande aiuto. Non resta, dunque, che sperare in un improvviso rigurgito di coscienza in chi, quella notte, in qualche modo provoco’ la morte di Edi Copes.