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SUORA UCCISA: Ambra condannata a 12 anni e 4 mesi
Confermate in Secondo grado le pene inflitte a Veronica e Milena. La sentenza emessa pochi minuti fa
SUORA UCCISA: Ambra condannata a 12 anni e 4 mesi
Confermate in Secondo grado le pene inflitte a Veronica e Milena. La sentenza emessa pochi minuti fa
CHIAVENNA –
Pesante condanna quella inflitta dai Giudici della Corte d’Appello dei Minori all’unica delle tre ragazzine assolta in Primo Grado dall’accusa di aver brutalmente ucciso la sera del sei giugno 2000 in via Poiatengo, nel Parc...
CHIAVENNA –Pesante condanna quella inflitta dai Giudici della Corte d’Appello dei Minori all’unica delle tre ragazzine assolta in Primo Grado dall’accusa di aver brutalmente ucciso la sera del sei giugno 2000 in via Poiatengo, nel Parco delle Marmitte dei Giganti. Ad Ambra è stata inflitta la pena più pesante: 12 anni e 4 mesi di reclusione stravolgendo, così, la decisione del Giudice Preliminare che aveva prosciolto la giovane prendendo per buone le perizie che avevano considerato l’allora 17enne incapace di intendere e volere e per questo non punibile affidandola ad una Comunità terapeutica a Serravalle Scrivia (Alessandria) perché ritenuta socialmente pericolosa. I Giudici hanno disposto l’immediata traduzione in carcere della ragazza in quanto le è stata riconosciuta, come alle altre due giovani, solo la seminfermità mentale. Il Sostituto Pg Annamaria Caruso nella tarda mattinata di oggi aveva sollecitato 3 mesi e 10 giorni in più. Confermate, invece, le condanne di primo grado per Veronica e Milena, entrambe condannate a 8 anni e 6 mesi. Al momento della lettura della sentenza le tre ragazze non hanno avuto alcuna reazione visibile. Le difese delle tre ragazze, invece, avevano sollecitato la conferma della sentenza di Primo Grado per Ambra e una riduzione per le altre due giovani chiavennasche. Avevano anche avanzato l’ipotesi che sia Veronica che Milena siano incapaci di intendere e volere. Una tesi questa che non ha affatto convinto la Corte D’Assise uscita dalla Camera di Consiglio durata un paio d’ore con le tre condanne. Arrivate al Palazzo di Giustizia di Milano verso le 10.00, le tre ragazze, ora maggiorenni, si sono sedute in aula l’una accanto all’altra su una sorta di palchetto e dietro una balaustra di legno, non si sono mai parlate, mai guardate negli occhi e nemmeno sfiorate. Ad assistere al processo, rigorosamente a porte chiuse, c’erano i loro genitori, con i quali durante le pause dell’udienza di oggi hanno conversato senza però lasciarsi andare ad alcun gesto d’affetto. “Non servono 20 anni di carcere – ha commentato Amedeo Mainetti, fratello di suor Maria Luara –. L’importante è che capiscano e si pentano: oggi mi sono sembrate pentite”. E ha avuto una parola di carità per Ambra: “Poverina”, ha esclamato, quando ha saputo che doveva andare in carcere. Soddisfatto invece l’avvocato Michele Cervati di Colico (Lc) che assiste la sorella della religiosa uccisa, “perché, sin dall’inizio, abbiamo insistito sulla capacità di intendere e di volere per tutte e tre le imputate”. Anche Antonio Muffatti, il legale che rappresentava la Congregazione delle Suore della Croce cui apparteneva suor Maria Laura, ha detto che la sentenza “è il riconoscimento della nostra posizione di partenza: che tutte e tre le ragazze erano colpevoli, coscienti e sapevano quello che facevano”, il riconoscimento che si è trattato “di un delitto efferato, che meritava una sanzione di questo tipo”. La sentenza di primo grado fu emessa alle 20.00 del nove agosto scorso dal Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Milano, Anna Poli, al termine di un’udienza durata l’intera giornata. Anche in quell’occasione la decisione del Giudice fu abbastanza veloce con una Camera di Consiglio durata un paio d’ore e fece parecchio discutere. Il Pubblico Ministero Cristina Rota al termine della sua requisitoria durata tre ore, nel corso della quale aveva definito “diabolica” la personalità delle tre giovani chiavennasche, aveva, infatti, sollecitato proprio per Ambra la condanna più severa a 15 anni e 4 mesi di carcere ritenendo di chiedere 11 anni e 4 mesi per Veronica e 10 anni e 4 mesi per Milena. La decisione assunta questa sera dalla Corte d’Appello, sostanzialmente accoglie le tesi accusatorie della Dr.ssa Rota, secondo la quale il “movente resta il rito satanico, l’immolazione al Diavolo di una vittima innocente” e che tutte e tre le ragazze quella sera erano in grado di capire perfettamente quanto stavano facendo (contrariamente a quanto asserito ancora oggi dai difensori). L’omicidio era infatti stato preceduto da un giuramento fatto col sangue: ciascuna si fece un taglio ad un braccio o su un dito. Poi raccolsero il sangue, lo versarono in un bicchiere, lo mescolarono e lo bevvero. Un gesto che le avrebbe unite, anche se una delle tre non riuscì a sopportare il ribrezzo. In un secondo tempo rubarono una Bibbia dalla Chiesa di San Lorenzo di Chiavenna e le diedero fuoco sul sagrato. Tre ragazze, una robusta con i capelli ricci, l’altra biondina e l’altra ancora dal fisico asciutto. Tre personalità diverse: una forte, Ambra, la mente del gruppo. Le altre due succubi. Una ricostruzione dei fatti e una richiesta di condanna che aveva trovato consenziente anche l’avvocato Michele Cervati di Colico, rappresentante della famiglia Mainetti originaria di Tartano, in Valtellina. “Sono richieste di pene – ha detto commentando quelle formulate dal Magistrato – proporzionate alla gravità del fatto”. Lo stesso Cervati, riflettendo sull’intera vicenda, in passato ha avuto modo di affermare: “Non è stato possibile avere conoscenza precisa di come sia stato commesso l’omicidio, fatto sta che si è cercato di capire se suor Maria Laura fosse in ginocchio al momento dell’assassinio. La questione sarà oggetto di analisi da parte dell’Autorità ecclesiastica anche alla luce della totale disponibilità della suora ad aiutare i bisognosi. Anche nella circostanza dell’omicidio era stata chiamata da una delle ragazze con la scusa di una richiesta d’aiuto. La famiglia ha chiesto a me di seguire l’iter processuale per una questione di fiducia. I famigliari non cercano né risarcimenti né vendetta, nel loro tremendo dolore riescono a mantenere una dignità unica e ammirevole. Quest’omicidio è un episodio che come cattolico praticante mi ha fatto nascere sentimenti particolarmente dolorosi. La speranza di tutti è che la figura di suor Maria Laura venga elevata agli onori degli altari con una beatificazione che renderebbe giustizia a una donna eccezionale che si è sacrificata per aiutare gli altri”. La “dura” del gruppo viene identificata in Veronica, satanista convinta, al punto che si vocifera come anche in carcere abbia continuato a tagliuzzarsi le braccia. Ambra e Milena invece si sono pentite da tempo e hanno chiesto perdono ai Giudici, ai familiari della suora e a tutto la Valchiavenna. Possibile che le due ragazze oggi siano realmente pentite? “Mi auguro si pentano davvero. – aveva sottolineato nei mesi scorsi don Ambrogio Balatti, ex Direttore del Conservatorio di Como, l’uomo che secondo le confessioni delle tre ragazzine era uno dei primi loro obiettivi -. Spero abbiano fiducia nel perdono che la suora ha dato loro mentre la stavano uccidendo: sarà questo che le aiuterà a redimersi e a ritrovare speranza nella vita e sarà questo il miracolo di suor Maria Laura”. Suor Maria Laura, al secolo Teresina Mainetti, nacque nel 1939 a Tartano (Sondrio). Quella data ha sempre rappresentato per la sua famiglia una gioia e insieme un dolore assai profondi. La madre, infatti, nel darla alla luce morì per alcune complicazioni. Il Vescovo di Como, Mons. Alessandro Maggiolini, nelle ore successive al fatto di sangue ebbe parole durissime: “Chiedo che il responsabile del delitto sia preso per poterlo guardare in faccia e, anche se a fatica, perdonare”. Oggi l’ultimo forse l’ultimo atto. Non è da escludere che i difensori delle tre ragazze, in particolare il legale di Ambra, facciano ricorso alla Cassazione.
di Bob Decker
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