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LECCO: Scandalo Inpdap, emerge lettera di raccomandazione dal presidente del Tribunale Tommaselli
Bufera a Palazzo di Giustizia dopo le rivelazioni del Corriere della Sera. La vicenda, che non ha rilievo penale, al vaglio del CSM per questioni "di opportunità"
LECCO: Scandalo Inpdap, emerge lettera di raccomandazione dal presidente del Tribunale Tommaselli
Bufera a Palazzo di Giustizia dopo le rivelazioni del Corriere della Sera. La vicenda, che non ha rilievo penale, al vaglio del CSM per questioni "di opportunità"
LECCO - Sconcerto. E’ il sentimento che si respira questa mattina in Tribunale a Lecco dopo che il nome del presidente della sezione penale di Lecco, Luciano Tommaselli, è stato unito in un servizio del Corriere della Sera alle vicende che ru...
LECCO - Sconcerto. E’ il sentimento che si respira questa mattina in Tribunale a Lecco dopo che il nome del presidente della sezione penale di Lecco, Luciano Tommaselli, è stato unito in un servizio del Corriere della Sera alle vicende che ruotano attorno allo scandalo dell’Inpdap scoppiato il 25 marzo scorso a Milano con l’arresto del direttore compartimentale dell’istituto di previdenza dei dipendenti pubblici con l’accusa di aver truccato appalti in modo da favorire degli “amici” nell’assegnazione delle case. Sottolineato che il coinvolgimento di Tommaselli non ha alcuna rilevanza dal punto di vista penale, il Corriere cita una lettera del presidente lecchese che il procuratore Gerardo D’Ambrosio di Milano ha ritenuto di trasmettere al Consiglio Superiore della Magistratura per eventuali valutazioni di opportunità. La missiva di “raccomandazione” sarebbe stata rinvenuta nel corso della perquisizione a casa del direttore dell’Inpdap, Fabio De Angelis. Il 17 novembre 2001, su carta intestata del Tribunale di Lecco, Tommaselli scrive a De Angelis: “Le sarei estremamente grato se, nell’ambito della sua discrezionalità, potesse esaudire il desiderio di mio nipote tendente a ottenere un alloggio in Milano 3. E’ doveroso segnalare che mio nipote e la moglie sono entrambi dipendenti comunali”. Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera il 30 gennaio 2002, sempre su carta intestata, Tommaselli disegnala “la situazione di grave disagio” di nipoti che “con orari diversi debbono raggiungere il posto di lavoro con una percorrenza di 120 chilometri giornalieri, con notevole dispendio di energie e di denaro. Le sarei grato se, nell’ambito della sua discrezionalità, volesse procedere all’assegnazione dell’alloggio”. Saluti “nella certezza che farà tutto il possibile”. Dopo 24 ore un fax di De Angelis: “Viste le motivazioni dei richiedenti, trattandosi di coniugi iscritti, attese le garanzie fornite dalla procura di Lecco, si dispone per l’assegnazione”. Oltre alla missiva di Tommaselli emerge anche un’analoga lettera inviata dal presidente del Tribunale di Trento. Ora i due casi sono al vaglio del CSM per valutazioni di opportunità. La notizia ha fatto ben presto il giro del Palazzo di Giustizia questa mattina. Ticinoonline ha cercato di contattare il presidente Luciano Tommaselli che offrire, come ovvio, una pronta possibilità di replica, ma in questi giorni il magistrato non è al lavoro. Già ieri le sue cause erano state rinviate a maggio. Nel frattempo l’inchiesta milanese va avanti e negli atti compare ora anche un magistrato milanese tirato in ballo proprio da De Angelis che aveva detto di conoscere “un magistrato di altissimo livello” in servizio in Tribunale. Da una intercettazione telefonica, secondo quando riferito oggi emergerebbe anche “un amico importante al ministero di Grazia e Giustizia a Roma agevolato nella concessione di una casa per la nipote”. Il tutto mentre gli inquisiti affermano di essersi limitati a eseguire i compiti affidati loro dal direttore De Angelis: distruggere l’offerta di una ditta per un appalto di pulizie e compilarne una più bassa. Come premio una Porche del valore di 185 milioni di lire.
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