Il versante Nord è ora chiuso, mentre il Nepal sta valutando di bloccare anche il versante Sud
PECHINO - «Per scalare una montagna non vale la pena, attualmente, di rischiare la trasmissione del virus nei campi base, o di non tornare a casa». Lo ha ammesso anche Adrian Ballinger, guida alpina con oltre 15 anni di esperienza, alla decisione della Cina di chiudere l'Everest.
Il coronavirus è arrivato anche alle montagne più alte del nostro pianeta. Questa primavera infatti non sarà consentita nessuna spedizione sul versante Nord dell'Everest. Lo hanno comunicato le autorità cinesi, annullando tutti i permessi alpinistici rilasciati finora per questo periodo.
Ballinger, dell'agenzia Alpenglow Expedition, ha espresso il proprio rammarico, ammettendo però che anche secondo lui è una decisione giusta vista la situazione di crisi. Ora gli sguardi sono puntati al versante Sud, e la decisione spetta al Nepal.
In un comunicato pubblicato da Rock&Ice, Ballinger ha infatti dichiarato che anche il Nepal potrebbe seguire l'esempio della Cina. Ma anche se non lo facesse, l'agenzia non consentirebbe alcuna scalata dal versante Sud: «Ci sono determinati rischi che non siamo disposti a prenderci, la salita dal versante Sud non ha una gestione efficace, rischia il sovraffollamento, e ha in parte una cascata di ghiaccio imprevedibile, senza menzionare tutti i rischi portati dal Covid-19» ha informato Ballinger.
Il versante nepalese al momento rimane aperto, anche se alcuni operatori delle spedizioni hanno notato un certo numero di cancellazioni, e a tutti gli alpinisti è stato chiesto di certificare i propri spostamenti negli ultimi 14 giorni e mostrare i rapporti medici.
Lunedì scorso, lo ricordiamo, il Dipartimento dell'Immigrazione del Nepal (che ha al momento un solo caso accertato) ha annunciato la sospensione temporanea del visto per i visitatori provenienti da Cina, Iran, Italia, Corea e Giappone. Aggiungendo in seguito altre restrizioni per i visitatori provenienti da Francia, Germania e Spagna.