Per fermare questa «tragedia che sembra non avere fine» servono «coraggiosi provvedimenti restrittivi»
BERGAMO - «È arrivato il momento di fermarci, ma per davvero. Confidiamo in voi». È l'appello firmato dai 243 sindaci dei Comuni Bergamaschi inviato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al governatore lombardo Attilio Fontana.
«Al momento - spiegano - riteniamo che l'adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l'unica e auspicabile soluzione per una tragedia che sembra oggi, che i contagi aumentano inesorabili, non avere fine».
La lettera è firmata anche dal Presidente della Provincia di Bergamo Gianfranco Gafforelli e dai primi cittadini di tutti i partiti politici. «La situazione che si vive nell'intera Regione Lombardia - scrivono - assume ormai i connotati dalla tragedia e questo è ancor più evidente purtroppo nella nostra provincia di Bergamo che in questi giorni sta vedendo morire tanti uomini e donne e cancellare intere generazioni, senza nemmeno poter dare un degno saluto».
«Con questa nota - si legge nella lettera - si vuole rimarcare la necessità condivisa e trasversale di una effettiva presa di coscienza della drammaticità del momento anche per chi non vive questa Provincia. Chiediamo, auspichiamo e sollecitiamo quindi un intervento maggiormente coercitivo che imponga nuove restrizioni: con i dati che tutti conosciamo non è pensabile che ancora oggi ci si debba basare sul buon senso dei cittadini chiamati a rispettare regole soggette alle più varie interpretazioni».
I sindaci si dicono «consapevoli dell'importante presenza di attività produttive in Regione Lombardia che grande e operosa hanno fatto la nostra terra, e siamo consapevoli che maggiori restrizioni potrebbero comportare gravi conseguenze economiche, ma al momento tutto questo appare necessario per salvare delle vite e per tutelare il valore primario della salute che non può che precedere quello pur sacrosanto del mercato economico».
«Al momento riteniamo che l'adozione di coraggiosi nuovi provvedimenti restrittivi possa rappresentare l'unica e auspicabile soluzione per una tragedia che sembra oggi, che i contagi aumentano inesorabili, non avere fine. I movimenti sul territorio sono ancora troppi, e molti inesorabilmente costituiscono un vettore per questo virus».