Le criticità sono state esposte in un articolo pubblicato sulla rivista Science
SEUL - Il sistema usato per tracciare i contatti dei contagiati dal nuovo coronavirus in Corea del sud rende pubblici anche dettagli intimi, che possono far risalire all'identità della persona infetta e che potrebbero essere addirittura controproducenti.
Lo affermano alcuni esperti in un articolo pubblicato dalla prestigiosa rivista Science.
Quando una persona è positiva al test, spiega l'articolo, il comune di appartenenza manda un alert alle persone che vivono vicino alla sua residenza che contiene sesso ed età del contagiato e un rapporto dettagliato dei movimenti minuto per minuto, fatto utilizzando il gps dello smartphone ma anche i dati delle telecamere a circuito chiuso, che comprende anche negozi o uffici visitati e persino toilette pubbliche o case frequentate.
Un livello di dettaglio simile, spiega Maimuna Majumder, un epidemiologo computazionale del Boston Children's Hospital, rischia di far riconoscere l'identità della persona infetta. «Sono dati che possono essere utili per gli epidemiologi che fanno il 'contact tracing' - sottolinea -, ma non sono sicuro che renderli pubblici valga il rischio di esporre le persone allo stigma sociale che arriva se la comunità sa che sono infette. La paura dello stigma può portare anche a dissuadere qualche persona infetta dal fare il test».
Un altro problema riguarda i luoghi visitati dalle persone positive, sottolinea Sung-il Cho dell'università di Seul: «Le persone evitano i luoghi dove sono passati i contagiati, anche se questi sono stati sanificati».