Il premier italiano Conte mette in guardia Bruxelles. Italia «vicina al picco».
ROMA / MADRID - Alle prese con una situazione sanitaria particolarmente critica, la Spagna si rivolge all’esperienza dell’Italia - Paese finora più colpito in Europa - per ricevere spunti e osservazioni su come affrontare l’epidemia di coronavirus. E quello che esce da un’intervista concessa oggi al quotidiano iberico El País da Giuseppe Conte è un primo ministro italiano che, da un lato, lascia intravedere una prossima, molto graduale uscita dall’emergenza sanitaria per la vicina penisola e, dall’altro, mette in guardia sull’«evidente» rischio quasi esistenziale che corre l’Unione Europea se non sarà capace di affrontare in maniera comune l’emergenza economica e sociale che seguirà.
«È ragionevole pensare che siamo vicini al picco», azzarda il premier italiano pur restando piuttosto prudente. «Sabato abbiamo superato le 10mila vittime e ciò ci ferisce profondamente e deve allertare la comunità internazionale, ma, al contempo, abbiamo anche registrato il record di guariti: 1’434», aggiunge.
Secondo Conte, che rivendica l’introduzione graduale delle misure decisa dal suo governo, anche lo smantellamento di tali provvedimenti dovrà per forza di cose essere «graduale»: «Quando il comitato scientifico dirà che la curva inizia a scendere potremo studiare misure di rallentamento, ma dovranno essere molto graduali», afferma. Il primo pensiero va all’economia e alla chiusura di tutte le attività non essenziali introdotta quasi un mese dopo il primo caso accertato: «È una misura molto dura economicamente. È l'ultima che abbiamo preso e non potrà protrarsi troppo», sottolinea. Per le scuole e le università pensa invece a degli «adattamenti» delle disposizioni, soprattutto per non fare saltare gli esami agli allievi.
Alle prese con un braccio di ferro con i partner europei per ottenere in particolare una messa in comune del debito generato dalla crisi e misure di rilancio condivise, il premier italiano rimarca poi: «In questo momento l’Europa si sta giocando una partita storica». Questa emergenza, infatti, non è «una crisi economica che abbia toccato alcuni Paesi meno virtuosi di altri»: «È una crisi sanitaria che ha finito per sconfinare in ambito economico e sociale», afferma il premier italiano.
«Il rischio è evidente», continua. Nel caso in cui Bruxelles non fosse «all’altezza» di dare una risposta unitaria e solidale ai Paesi che, inevitabilmente, uno dopo l’altro, saranno colpiti dall’inasprirsi questa emergenza, «gli istinti nazionalisti in Italia, ma anche in Spagna e altrove, diventeranno molto più forti».
Per il premier italiano, «il problema non è quando si uscirà da questo periodo di recessione, ma di uscirne al più presto»: «Il tempo è un fattore chiave, sussiste la massima urgenza», sostiene. Conte si dice del resto aperto sulle misure da adottare oltre agli "Eurobond" tanto indigesti a Germania e Paesi Bassi: «Non penso a uno strumento particolare, possiamo ricorrere a una grande varietà», concede. L'importante è farlo in fretta: «Nessun Paese, nemmeno quelli che ora credono di subire un impatto minore, può chiamarsi fuori da questa grave crisi - rimarca il premier italiano -. L'Europa deve rispondere alle sfide globali del mercato e reagire in maniera unitaria le permetterà di essere più competitiva».