Uno studio mette in evidenza il maggior numero di possibili "vie d'accesso" per il virus nei polmoni di chi fuma
NEW YORK - I fumatori sono potenzialmente esposti a contrarre forme più gravi di Covid-19, la malattia provocata dal nuovo coronavirus. Lo suggerisce uno studio - in attesa di revisione paritaria, ma già consultabile sul portale bioRxiv - realizzato da due ricercatori di New York.
Il SARS-CoV2 sfrutta i recettori ACE2 - una proteina situata sulla superficie delle cellule del tratto respiratorio - per ancorarsi e iniettare il proprio materiale genetico al fine di replicarsi. E sarebbe proprio questo fattore a spiegare la maggiore incidenza di forme gravi della patologia nei fumatori. L'esposizione prolungata al fumo infatti, si legge nello studio, si traduce in un incremento di queste proteine all'interno dei polmoni.
Di conseguenza, un numero maggiore di recettori ACE2 offre potenzialmente al virus un numero più elevato di punti d'accesso. L'incremento potrebbe quindi essere «una delle ragioni» per cui il virus colpisce duramente i fumatori, come spiegato a LiveScience.com da uno degli autori del paper.
Limiti e verifiche - L'ipotesi dello studio dovrà essere ovviamente confermata nel prossimo futuro dai dati, tenendo conto anche di altri fattori. Uno su tutto, la presenza di altre comorbidità associate nel lungo periodo al fumo, che contribuiscono a deteriorare lo stato generale di salute di una persona. Altri studi però confermano un possibile collegamento. Uno di questi - realizzato in Cina e pubblicato già alla fine di febbraio sul New England Journal of Medicine - indicava infatti come per i fumatori affetti da Covid-19 fosse più spesso necessario il ricorso al ricovero in terapia intensiva rispetto ai non fumatori.