Usciti dal supermercato lasciare fuori qualcosa per chi è in difficoltà, una bella iniziativa pensata per i più deboli
BRESCIA - Generosità e solidarietà spontanea sono alla base della “spesa sospesa”, un’iniziativa che negli ultimi giorni si è diffusa in tutto il territorio bresciano (ma non solo), prendendo il nome dalla tradizione napoletana del “caffè sospeso”, ovvero un caffè pagato e lasciato da consumare ad un cliente sconosciuto e indigente.
Oltre alle realtà religiose (dalle chiese ai numeri centri islamici distribuiti in tutta quella che è la più estesa provincia lombarda), i protagonisti sono i piccoli esercenti di alimentari, qualche supermercato e gli organi istituzionali di partecipazione diretta dei cittadini (quali i Consigli di quartiere e i Punti comunità).
Soggetti che hanno posizionato un carrello della spesa fuori dal proprio negozio o in certi punti di riferimento territoriale dove tutti possono mettere dei prodotti, così come tutti possono prelevarne, all’insegna del motto «Chi può metta, chi ne ha bisogno prenda».
La risposta è stata subito ottima, anche perché la crisi economica si sta facendo sentire anche nella zona che è sì ancora la più ricca d’Italia, ma che presenta oggi un diffuso impoverimento, dovuto al fermo o al rallentamento delle attività lavorative.
Da segnalare che a Brescia, città insieme a Bergamo, dove si è verificato il maggior numero di morti da coronavirus, sono molti gli immigrati che donano cibo e beni di prima necessita a tutti e non solo alle persone della stessa provenienza geografica.
Certo, in occasione dell’inizio di un inedito Ramadan a porte chiuse, per ora chi ha usufruito del regalo è stato in maggior parte di origine non italiana, ma non esclusivamente: anche anziani e disoccupati si sono presentati ai carrelli, non solo per ritirare ma anche per portare, magari una semplice scatoletta di fagioli, ma che per chi è in difficoltà rappresenta comunque un dono prezioso.