I media ufficiali cinesi denunciano le teorie di Washington come pura propaganda: «Presentino le prove».
PECHINO / WASHINGTON - Le tesi del segretario di Stato americano, Mike Pompeo, in merito all'origine in un laboratorio cinese del coronavirus sono «folli». Commentano così i media ufficiali cinesi le dichiarazioni dell'alto funzionario statunitense ribadite domenica in un'intervista alla Abc.
Con la Cina ferma per la festività del Primo maggio, è toccato alla televisione statale Cctv attaccare nell'edizione serale del telegiornale, la più seguita, le «osservazioni folli ed evasive» del segretario di Stato sulle origini della pandemia di covid-19, cadute come benzina sul fuoco nelle già complesse e difficili relazioni tra Pechino e Washington.
Pompeo ha detto alla Abc che «prove enormi» dimostrano che il virus ha avuto origine in un laboratorio in Cina. Una teoria, questa, che aveva già avanzato in precedenza, ma che è più volte stata smentita dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e da vari esperti scientifici.
In un editoriale, il Global Times, tabloid del Quotidiano del Popolo (voce del Partito comunista), ha incalzato oggi Pompeo invitandolo a «presentare queste cosiddette prove al mondo, e in particolare al pubblico americano che cerca d'ingannare di continuo. La verità è che Pompeo non ha alcuna prova, e nella intervista, stava bluffando». L'amministrazione del presidente Donald Trump «continua a impegnarsi in una guerra di propaganda senza precedenti mentre cerca di impedire gli sforzi globali nella lotta» alla pandemia.
Il Quotidiano del Popolo ha rincarato la dose, attaccando sia il segretario di Stato Pompeo e l'ex stratega della Casa Bianca Steve Bannon. Due commenti pubblicati oggi li hanno definiti «una coppia di clown bugiardi», mentre Bannon è stato considerato anche un «fossile vivente della Guerra fredda».