Le leggi al vaglio minano i diritti civili e le libertà del popolo di Hong Kong, l'allarme di Amnesty International
HONG KONG - L'applicazione della legge sulla sicurezza nazionale da una parte, il progetto di legge sugli inni dall'altra, le tenaglie cinesi si stanno chiudendo sui diritti e sulle libertà degli abitanti di Hong Kong.
La denuncia arriva da Amnesty International, che spiega che stiamo già vedendo il preludio dell'estate in arrivo, che potrebbe essere infernale per Hong Kong. I manifestanti pacifici, che si sono riversati nelle strade per opporsi al progetto sugli inni, hanno infatti immediatamente subito una repressione violenta da parte delle forze dell'ordine.
Questa legge, lo ricordiamo, intende criminalizzare il fatto di "insultare" o "abusare" l'inno nazionale cinese, con multe salatissime e una pena fino a tre anni di reclusione. Andrebbe a incidere principalmente sulle partite di calcio, alle quali, dal 2015, numerosi tifosi hanno fischiato o voltato le spalle quando veniva suonato l'inno nazionale cinese.
«L'uso eccessivo e indiscriminato della forza da parte della polizia per disperdere i manifestanti mostra ancora una volta il totale disprezzo da parte delle autorità per i diritti umani nelle strade di Hong Kong» ha dichiarato Il vicedirettore di Amnesty International per l'Asia orientale e sudorientale Joshua Rosenzweig, «Il progetto di legge sull'inno nazionale rappresenta un altro tentativo di rendere il dissenso pacifico un crimine».
Una beffa e una provocazione per molti anche la data della votazione finale: il 4 giugno, data storica e simbolica in quanto anniversario della protesta di piazza Tienanmen, che nel 1989 diede modo di conoscere in tutto il mondo la repressione messa in atto dal Governo cinese in tema di diritti umani e libertà di espressione.
Ma i cittadini hanno anche altro di cui preoccuparsi, ovvero la legge sulla sicurezza nazionale proposta dal Congresso nazionale del popolo cinese la scorsa settimana, che è stata approvata oggi a Pechino. Lo scopo della legge è quello di reprimere «il separatismo, la sovversione del potere statale, il terrorismo e le interferenze straniere» a Hong Kong. Se approvata, consentirebbe alle agenzie del Governo centrale di operare a Hong Kong con scopi di "sicurezza nazionale".
Secondo Rosenzweig, la legge è un pretesto per «eliminare ogni forma di dissenso», infatti, «la vaga definizione di "sicurezza nazionale" mira a limitare la libertà di associazione, di espressione e il diritto di riunione pacifica. Questo tentativo di imporre nuove norme di sicurezza repressive rappresenta una minaccia quasi esistenziale per lo stato di diritto a Hong Kong».
La legislazione proposta sarebbe stata elencata nella Legge fondamentale dopo essere stata promulgata dal Comitato permanente del Congresso, il che significa che potrebbe diventare legge senza controllo da parte del Consiglio legislativo di Hong Kong: evitando i legislatori locali.
Una situazione molto pericolosa per i cittadini della città-Stato: «essere accusati di un reato di sicurezza nazionale può significare l'isolamento e la detenzione segreta, senza accesso ad avvocati o alle proprie famiglie» ha detto il vicedirettore di Amnesty.
In conclusione, Rosenzweig appella: «La popolazione di Hong Kong non deve vedersi togliere i propri diritti e le libertà in nome di esagerate preoccupazioni per la sicurezza».