La Cina punta a un ruolo di primo piano nella lotta globale al coronavirus. La strada però non è tutta in discesa
Il portavoce del ministero degli Esteri cinese promette che Pechino «non si comporterà come altri paesi, cercando il monopolio» del vaccino.
PECHINO - Alla corsa verso un vaccino efficace contro il nuovo coronavirus si affianca una seconda staffetta - alimentata a suon di milioni - tra chi riuscirà ad assicurarselo per primo. In controtendenza, perlomeno in parte, sembra però posizionarsi la Cina, intenzionata a puntare su una cosiddetta "diplomazia" del vaccino.
Pechino sembra così volersi ritagliare un ruolo di primo piano nel fronteggiare la pandemia a livello globale, fornendo ai paesi più poveri dei prestiti ad hoc e, più in generale, garantendo un accesso prioritario al preparato. Un passo che sembra racchiudere il sapore di risposta - per non dire rivalsa - alle accuse di colpevolezza ricevute sin dall'inizio dell'anno per la diffusione del virus.
In altre parole, rievocando quanto già detto dal portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying, la Cina «non si comporterà come altri paesi cercando il monopolio». Un riferimento, neanche troppo velato, al percorso di Stati Uniti e Giappone. Tra i paesi che potrebbero beneficiare dell'azione cinese - scrive il South China Morning Post - ci sono ad esempio l'Afghanistan, il Nepal e le Filippine.
Questo tipo di percorso richiederà in ogni caso un boost della produzione interna. Non va infatti dimenticato che il mercato interno cinese è già enorme. E per ora Pechino non ha chiarito come poter bilanciare l'auspicio di questa politica globale con la necessità di fornire le dosi necessarie alla propria popolazione, che sfiora quota 1,4 miliardi di persone.
Una strada in salita - Esiste però un rovescio della medaglia. Alla volontà si contrappongono le difficoltà incontrate dalle compagnie farmaceutiche locali nello svolgimento dei trials clinici. La terza fase in particolare, che ha l'obiettivo di verificare l'efficacia e la sicurezza dei vaccini, richiede spesso decine di migliaia di persone. Un lusso in un Paese in cui l'epidemia è al momento largamente sotto controllo.
In Cina ci sono quasi una decina di vaccini candidati. Per completare le prossime fasi dei trials le compagnie cinesi probabilmente «dovranno spostarsi fuori dalla Cina», ha detto alla rivista Nature il direttore dell'International Vaccine Institute di Seul, Jerome Kim. E non solo, secondo l'esperto è infatti probabile che i preparati cinesi - considerata la scarsa trasparenza del proprio sistema di regolamentazione - saranno sottoposti a controlli ancora più minuziosi e severi.