«L'avvelenamento è quasi irreversibile, purtroppo», ha affermato Vil Mirzayanov, che ora vive negli Stati Uniti.
MOSCA - Se Alexei Navalny è stato davvero avvelenato con una sostanza del gruppo degli anticolinesterasici ci sono poche probabilità che possa riprendersi del tutto e tornare come prima. A parlare, in un'intervista alla testata russa Current Time, è Vil Mirzayanov, padre del programma di ricerca sovietico del Novichok, i composti al nervino sviluppati dall'Unione Sovietica (e poi dalla Russia) per ottenere la supremazia nel campo delle armi chimiche.
«È difficile dire quanto dureranno gli effetti dell'intossicazione. Le conseguenze sono molto gravi. L'avvelenamento è quasi irreversibile, purtroppo. E ci vogliono anni per riabilitarsi. Le sostanze, anche quelle decomposte, causano grandi danni e rimangono nel corpo per molto tempo. Espellerle è un processo lungo e doloroso».
Mirzayanov, che ora vive negli Stati Uniti, ha precisato che è impossibile dire in quali mani siano finiti i composti ti tipo Novichok trafugati e venduti col crollo dell'Urss. In teoria, dunque, non è solo lo Stato a poter colpire con questo tipo di veleni ma anche «gangster e terroristi».
Detto questo, secondo Mirzayanov, nel caso di Navalny chi gli ha amministrato la dose di veleno doveva essere «un professionista», uno che sapeva maneggiare queste sostanze e non contaminarsi. Tra gli anticolinesterasici, Mirzayanov ritiene probabile siano stati impiegati organofosforati, che potrebbero essere stati «facilmente mischiati all'acqua o al tè». Oppure sarebbe bastato toccare la pelle di Navalny con un tampone imbevuto della sostanza. «Già questo lo avrebbe avvelenato», ha raccontato.