La presa di posizione via Twitter di Donald Trump ha generato un vespaio di polemiche
WASHINGTON D.C. - «Il solo modo per fermare la violenza nelle città come Portland guidate dai democratici è attraverso la forza!». Lo ha twittato nella notte il presidente statunitense Donald Trump sferrando un durissimo attacco al sindaco di Portland Ted Wheleer.
«Trump incoraggia la violenza», ha commentato dal canto suo Wheeler nel corso di una conferenza stampa in diretta tv dopo gli scontri della scorsa notte nell'Oregon tra i manifestanti antirazzisti e i sostenitori del presidente Usa.
«La campagna di paura portata avanti dal presidente è antidemocratica», ha affermato il primo cittadino, commentando l'episodio che ha portato alla morte di un attivista di destra. Trump ha invocato l'intervento della Guardia Nazionale per riportare l'ordine a Portland, definendo il suo sindaco "un pazzo".
Portland, nel frattempo si trasforma sempre più in un campo di battaglia. Da tre mesi, da quando è montata l'onda delle proteste antirazziste per la morte di George Floyd, la città della West Coast statunitense è teatro di disordini.
Sabato notte però c'è scappato il morto, dopo gli scontri esplosi tra i manifestanti del movimento Black Lives Matter e i sostenitori pro Trump arrivati in città a bordo di centinaia di furgoni e pickup. Un corteo che ha invaso le strade del centro e organizzato da diverse organizzazioni, alcune di estrema destra.
La vittima degli scontri è stata colpita al petto da un proiettile. Per lui non c'è stato scampo, morto sul colpo. Dalle prime ricostruzioni gli spari sarebbero iniziati dopo che dalla carovana di pickup dei sostenitori del presidente Trump sarebbe partita una raffica di proiettili alla vernice verso i manifestanti in strada.
In risposta verso i veicoli sarebbe partito un fitto lancio di oggetti, pietre, bottiglie, bidoni della spazzatura. A un certo punto la tragedia, di cui sia sta tentando di ricostruire la dinamica per individuare i responsabili.
Ad indagare insieme alle forze dell'ordine locali anche gli agenti dell'Fbi. Ma la vera preoccupazione ora è che la situazione di Portland, già da settimane degenerata, possa finire del tutto fuori controllo, con una vera e propria guerra tra fazioni opposte.
Così, a due mesi dalle elezioni presidenziali del 3 novembre, la campagna elettorale rischia di raggiungere livelli di tensione mai visti nella storia americana recente.