L'intera città sta vivendo una crisi senza precedenti. Raccontiamo quello che sta succedendo nel quartiere di Harlem
L'imprenditrice afroamericana di Harlem Tren'ness Woods-Black parla di situazione drammatica: «Non c'è più tempo».
NEW YORK - «Se dovesse continuare così, Harlem uscirà da questa crisi terribilmente sfigurata». È unanime l’allarme che lanciano commercianti, piccoli imprenditori e leader dello storico quartiere nero di New York.
L’emergenza economica e sanitaria legata al Covid-19 morde ferocemente quest'area a nord di Manhattan, che ha custodito per decenni cultura e storia della rigogliosa e vibrante comunità afroamericana: dalla musica, al teatro, alla spiritualità, all’arte, al soulfood.
Usa parole di fuoco Tren’ness Woods-Black, imprenditrice afroamericana: «Molti piccoli negozianti hanno chiuso, altri rischiano di farlo presto. Loro sono la spina dorsale del quartiere, che ora rischia di cambiare per sempre». Tren’ness è l’erede della leggendaria Sylvia Woods, che nel 1962 fondò il ristorante nero forse più famoso d’America.
Woods-Black è stata chiamata dal governatore di New York Andrew Cuomo a far parte di una commissione di 116 imprenditori che supervisiona le fasi di riapertura. «La pandemia – ci dice - ha solo accelerato il disastro. La situazione era già al limite. Molti esercizi commerciali erano allo stremo, tanti avevano chiuso i battenti. A New York gli afroamericani sono il 20% della popolazione, ma solo il 2% della comunità imprenditoriale. Per la comunità nera, riprendersi da questo disastro sarà ancora più difficile».
Da anni Harlem fa i conti con le conseguenze della gentrificazione (la trasformazione di una zona, da quartiere popolare ad area di pregio, con un cambiamento della composizione sociale e dei prezzi). Tra tutte il caro-affitti, piaga che ha messo in ginocchio tante imprese locali. A dare il colpo di grazia arriva il lockdown. A pagare soprattutto i ristoranti. Per una ordinanza del sindaco Bill DeBlasio, la fase 2 newyorkese non prevede la possibilità di accogliere i clienti all’interno, ma soltanto in giardini e patii, spesso “rubati” a strade e marciapiedi.
Secondo gli esperti ci vorranno dai due a tre anni prima che i ristoranti tornino ad avere le entrate che avevano prima dell’emergenza. Senza parlare dei posti di lavoro che andranno persi per sempre. Ma il problema non è solo dei ristoratori. «Per le imprese gestite da minoranze i tempi di ripresa saranno più lunghi» teme Woods-Black. «Le misure previste dal governo non sono sufficienti. Il Paycheck Protection Program (PPP) offre prestiti ai piccoli imprenditori, a patto che la compagnia riassuma tutti i dipendenti con lo stesso stipendio. Si tratta di condizioni difficilissime da rispettare. Molti imprenditori hanno rinunciato agli aiuti, preferiscono chiudere».
Una cosa è certa per Woods-Black: non c’è più tempo. Servono interventi seri e incisivi da parte dell’amministrazione Trump come pure della città. Bisogna fare presto o per Harlem sarà troppo tardi.