C'è chi le lezioni online non se le può permettere, e rimane così fuori dal ciclo dell'istruzione
La fondazione Sasha Bruce aiuta da decenni i giovani "homeless" dei quartieri di Washington
WASHINGTON DC - Tanti non hanno il computer o il cellulare e tra i più “fortunati” sono comunque pochi ad avere una connessione veloce a internet o una stanza silenziosa dove poter ascoltare le maestre.
Il sistema di lezioni online, necessario in alcune aree della nazione a seguito alla chiusura delle scuole a causa della pandemia della Covid-19, sta tenendo gli studenti senzatetto fuori dal regolare ciclo dell’istruzione.
«Il gap digitale era già tremendamente preoccupante prima, l’emergenza sanitaria ha esasperato la situazione», ci racconta Deborah Shore, fondatrice e direttrice di Sasha Bruce, un'organizzazione di volontariato che dagli anni '70 aiuta i giovani homeless nei quartieri di Washington.
Quello degli studenti senza fissa dimora è un problema che investe gran parte degli Stati Uniti. Un milione e mezzo di giovani iscritti alle scuole pubbliche hanno avuto a che fare con esperienze di precarietà abitativa nell'anno scolastico 2017-2018. Soltanto a New York City, sono oltre centomila, uno studente su dieci. Sono cifre record, che minano il futuro delle nuove generazioni e quindi del Paese.
Anche nella ricca e piccola Washington, centro della politica e delle lobby, i ragazzi senzatetto sono oltre settemila. «Ci sono due gruppi: i giovani che vivono nei rifugi con le loro famiglie e quelli che invece sono da soli. Noi lavoriamo con entrambi».
«Le sfide - spiega Deborah - sono tantissime. Innanzitutto l’instabilità abitativa, ovviamente; gli studenti non hanno strumenti tecnologici per seguire le lezioni online, non hanno luoghi silenziosi o privacy. Inoltre i genitori sono troppo impegnati ad arrivare alla fine della giornata per aiutarli con i compiti. Chi invece è senza famiglia, beh, deve pensare a tutto da solo».
Per quanto il governo si impegni, le risorse a disposizione sono comunque scarse. Oltre alle risorse materiali, mancano anche gli aiuti psicologici, che spesso questi ragazzi trovavano tra le mura scolastiche. La situazione potrebbe continuare a essere precaria per molte settimane ancora, visto che il prossimo step nella capitale prevederà una soluzione ibrida con giorni in classe e altri in remoto.
Associazioni come Sasha Bruce sono dunque fondamentali. «Il nostro obiettivo è limitare i problemi quotidiani di questi ragazzi, offrendo cibo e alloggio, per farli concentrare nello studio. Li seguiamo costantemente con i nostri programmi. Vogliamo che prendano un diploma e trovino l’indipendenza. Stiamo aiutando molti a raggiungere una buona istruzione. Recentemente mi ha chiamato una ragazza che sette anni fa era nel nostro programma. È appena diventata infermiera».