È il dramma degli affitti durante l'era del Covid. La storia di Lea, malata e minacciata di sfratto
NEW YORK - Ha pagato l’affitto regolarmente per sei anni. Poi è arrivato il coronavirus. Alla coinquilina, affetta da una malattia autoimmune, i medici consigliano di evitare contatti con il mondo esterno. Così entrambe si chiudono subito nella loro casa di Pasadena, in California. Lea (nome di fantasia, ndr), giornalista freelance, perde molti incarichi. Già dall'estate diventa difficile pagare l'affitto completo. Il padrone di casa, sordo ai loro problemi, inizia una guerra di minacce sfratti e pressioni, gettando le due ragazze nella paura di ritrovarsi presto senza un tetto.
La loro storia ce la racconta Shanti Singh, coordinatrice di Tenants Together, una coalizione di organizzazioni impegnate a difendere i diritti degli affittuari della California ad avere un’abitazione sicura e sana, a prezzi giusti. Oggi le paure di Lea, tengono svegli la notte circa cinque milioni di affittuari californiani che rischiano di perdere la casa per la loro impossibilità a pagare l’affitto. In tutti gli Stati Uniti sono quasi quaranta i milioni di persone a rischio, ora che stanno terminando le moratorie sulle sfratto che impedivano ai proprietari di casa di mandare via chi non pagasse l’affitto. Si tratterebbe della più grande crisi abitativa che gli Stati Uniti abbiano mai affrontato.
«Ci chiamano tante persone che non riescono a trovare lavoro e non hanno risparmi a cui attingere», ci racconta Shanti da San Francisco, dove vive. «Qui in California avevamo una buona legge capace di proteggere gli inquilini per tutto lo stato dell’emergenza, poi il governatore Gavin Newsom - ci spiega ancora- ha approvato la 3088, una norma sullo sfratto più debole che protegge fino a febbraio e obbliga però a pagare almeno il 25% dell’affitto. Una percentuale per molti impossibile da sostenere. Da febbraio, i padroni di casa possono dare lo sfratto quando vogliono».
A causa della recessione economica e della chiusura di molte attività dovute alla pandemia di Covid-19, negli Usa si sono bruciati circa 20 milioni di posti di lavoro, ne sono stati recuperati a oggi meno della metà. «Noi spingiamo perché vengano approvate leggi e risorse a favore degli inquilini in difficoltà. L’America ha le risorse necessarie. Perdere la casa è destabilizzante; significa finire nel circolo dei senza tetto, non riuscire più a trovare lavoro, rischiare di non mandare i bambini a scuola. Se moltiplichiamo un caso per 40 milioni di persone, siamo davanti a un problema cronico, dove il divario tra ricchi e poveri diventa insormontabile. Ci saranno effetti per decenni. Non siamo in un’epoca prospera, in cui era facile trovare lavoro, riprendersi». Non è più tempo, insomma, di parlare di sogno americano.