La Comunità Armena Ticino condanna quanto sta accadendo nella regione. I turchi in Svizzera: «Ha attaccato l'Armenia».
STEPANAKERT / LUGANO - Riattivatosi solo domenica, il conflitto tra Armenia e Azerbaigian nella regione azera a maggioranza armena del Nagorno-Karabakh ha già fatto almeno 100 morti, anche civili, e centinaia di feriti.
Ne abbiamo parlato con Ludwig Naroyan, portavoce della Comunità Armena Ticino, che associandosi a un comunicato dell'Associazione Armenia-Svizzera condanna «l'attacco militare azero». Una lettura opposta della realtà, quella armena, rispetto a quella sostenuta dalla Turchia, alleata militare di Baku, e difesa dall'Associazione turca in Svizzera (vedi più sotto).
Signor Naroyan, qual è la posizione della Comunità Armena Ticino rispetto a quanto sta accadendo nel Nagorno-Karabakh?
«Noi condanniamo con tutte le nostre forze questo attacco senza senso. Si tratta di territori abitati dagli armeni da 3’000 anni, che ospitano persino le prime chiese cristiane».
Voi parlate di «attacco azero», ma Baku sostiene che sia stata l'Armenia a colpire per il suo territorio. Che cosa pensa della versione azera?
«Secondo la classifica sulla libertà di stampa di Reporters sans Frontières, l’Armenia è 61esima su 180 Paesi. L’Azerbaigian e la Turchia, che in questa guerra è coinvolta, sono invece in fondo alla classifica, rispettivamente 168° e 154esima. Nelle loro carceri, inoltre, ci sono più giornalisti che criminali. Lei crederebbe alla parola di governi che trattano i giornalisti in questo modo? Sarebbe più portato a credere alle dichiarazioni del ministro della Difesa armeno o di quello azero?».
Nel vostro comunicato denunciate una volontà azera di «distruggere» gli armeni. È una dichiarazione forte. A che cosa vi riferite nello specifico?
«In Azerbaigian l'odio verso gli armeni ha molte manifestazioni. Si pensi ai tifosi dell’Arsenal che, alla finale di Europa League contro il Chelsea a Baku nel maggio del 2019, sono stati fermati dalla polizia azera perché indossavano la maglietta dell’attaccante armeno dell’Arsenal Henrikh Mkhitaryan e sono stati obbligati a toglierla (Mkhitaryan aveva del resto dovuto rinunciare alla partita per i timori per la sua sicurezza dovuti proprio alle tensioni tra Azerbaigian e Armenia, ndr). Oppure al caso del cimitero monumentale armeno di Julfa, nel Nakhichevan, distrutto insieme ai suoi “khachkar” (steli con croce che sono Patrimonio Unesco, ndr). O, infine, alle chiese armene di Baku, che sono state riconvertite e dalle quali sono state cancellate le scritte in armeno. In Azerbaigian c’è proprio odio per gli armeni, ma il Paese, con i suoi petrodollari, riesce spesso a far sì che si parli d’altro».
Sempre nel vostro scritto parlate di Repubblica indipendente dell'Artsakh per definire il Nagorno-Karabakh, ma nemmeno Yerevan riconosce questo autoproclamato Stato a maggioranza armena. Come giudicate la posizione dello Stato armeno?
«Adesso parrebbe che l’Armenia abbia intenzione di riconoscere la Repubblica dell’Artsakh. Finora non l’ha fatto per questioni giuridiche e diplomatiche, come consigliato dal Gruppo di Minsk, che dovrebbe mettere pace in questa zona».
Il Gruppo di amicizia parlamentare svizzero-armeno, che comprende diversi parlamentari svizzeri, tra i quali la presidente del Consiglio nazionale, Isabelle Moret, chiede al Consiglio federale d'intervenire. Che cosa vi aspettate dall'esecutivo?
«La Svizzera rimane spesso neutrale, ma, in questo caso, restare neutrali significa in qualche modo appoggiare il fatto che gli azeri possano bombardare zone abitate da civili inermi. Berna dovrebbe prendere una posizione, ma è anche vero che la Svizzera ha interessi economici importanti con l’Azerbaigian per questioni energetiche».
Che cosa pensa del ruolo della Turchia in questa crisi?
La Repubblica turca è nata nel 1923 sulle ceneri del genocidio armeno, che è riconosciuto internazionalmente. In vista del centenario di questa repubblica, Erdogan tenta di dare un’immagine forte del Paese puntando su una sorta di neo-ottomanesimo, rievocando un periodo storico in cui l’Impero ottomano andava dal Nord Africa ai Balcani alla Siria. La Turchia ha grossi problemi economici interni e, per distrarre da questi ultimi, sta puntando tutto sulle problematiche esterne.
La posizione dell'Associazione turca in Svizzera
Su posizioni diametralmente opposte di trova l'Associazione turca in Svizzera, che raggruppa le principali organizzazioni turche nel nostro Paese. In un comunicato diffuso lunedì, l'associazione «condanna l'aggressione dell'Armenia contro l'Azerbaigian»: «La mattina del 27 settembre 2020 la leadership armena ha rotto il fragile cassate il fuoco nel Karabakh Montuoso e ha trattato senza riguardo la vita di civili innocenti», scrive l'organizzazione. «Da territorio occupato da armeni è stato aperto il fuoco d'artiglieria su territorio azero», continua. Per i turchi in Svizzera, «l'Armenia tenta disperatamente di scaricare la colpa della sanguinosa escalation sull'Azerbaigian»: «In passato, l'Azerbaigian ha sottolineato svariate volte che la presenza di truppe armene nel Karabakh Montuoso sarebbe stata la principale causa di qualsiasi escalation», denunciano, ricordando che «a partire dal 1993 l'appartenenza del Karabakh Montuoso all'Azerbaigian è stata confermata da quattro risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu».