Un ettaro di terra arriva a costare fino a tre milioni. «Perché solo nelle Langhe piemontesi può nascere il Barolo d.o.c»
Parla Giovanni Negri, giornalista, scrittore e produttore di vino a Serradenari-La Morra, nelle Langhe piemontesi, nonché autore del libro dal titolo, appunto, “Il mistero del Barolo”.
TORINO - C’è un mistero nel mondo del vino (italiano e mondiale) ed è quello del Barolo, o, meglio, del Nebbiolo, come precisa Giovanni Negri, giornalista, scrittore e produttore di vino a Serradenari-La Morra, nelle Langhe piemontesi, nonché autore del libro dal titolo, appunto, “Il mistero del Barolo”. «Il Nebbiolo è un signore coetaneo di Dante e di Marco Polo però, a differenza loro, è vivo; è un vitigno che, anche all’analisi genetica più all’avanguardia, ha le origini sconosciute: non si sa chi siano i suoi proto-genitori, mentre di tutti gli altri vitigni del mondo si sa tutto». Ciò che rende particolarmente singolare il Nebbiolo, oltre che estremamente raro e alla base di bottiglie di pregiata qualità (e notevole costo), è che «mentre gli altri vitigni sono riproducibili in altre parti del mondo – continua Negri – questo no. Di Nebbiolo ci sono 7mila ettari in tutto il mondo (pochissimo) di cui 6'600 concentrati ai piedi delle Alpi che ne furono la culla e ne sono, tuttora e forse per sempre, l’unico regno (in Piemonte e in minor misura, circa 1'000 ettari, in Valtellina che forse è il vero luogo di origine del vitigno). È un gioco tutto piemontese e lombardo poiché gli altri 400 ettari che mancano per arrivare ai 7'000 sono coltivati da dei poveri pazzi che, in tutto il mondo, hanno tentato di replicare il Nebbiolo, dalla Sardegna all’Australia, dal Messico al Sudafrica».
È così spiegato anche il perché quei terreni delle Langhe, dove negli anni Sessanta le abitazioni dei contadini non avevano il bagno e i propri bisogni venivano espletati all’aperto, nel giro di pochi decenni hanno acquisito dei valori commerciali stellari. Oggi un ettaro è stimato a «due milioni, forse tre. Anzi qualcuno potrebbe darvene persino quattro – continua Negri – la risposta ufficiale certa non c’è, ma di sicuro mezzo ettaro in quella zona nell’estate del 2018 è stato acquistato a due milioni di euro; così come è attestato che il 6 dicembre dello stesso anno il Wall Street Journal abbia scritto: “il re dei vini in Italia è un vero affare. La terra del Barolo è una nuova Borgogna”».
Il Nebbiolo, a seconda di dove viene piantato dentro il suo regno (ribadiamo: solo ed esclusivamente all’ombra delle Alpi principalmente piemontesi), assume connotazioni e nomi a seconda della tipologia del territorio: ovunque è vitigno Nebbiolo, ma a Gattinara il vino si chiama Gattinara, Barbaresco a Barbaresco e Barolo a Barolo. Questo non in seguito a una norma giuridica che lo stabilisce, ma perché, conclude Negri «se si prova a piantare del Nebbiolo fuori da quella che stata individuata come sua zona, non si avrà Barolo. Esternamente alla sua terra il Barolo non esiste».