La vittima dell'attentatore di Parigi è un docente. "Colpevole" di avere mostrato in classe le immagini di Maometto
PARIGI - Tre settimane dopo l'attentato davanti alla ex redazione di Charlie Hebdo, un professore della periferie di Parigi "colpevole" agli occhi della jihad di aver fatto lezione in classe mostrando le caricature di Maometto, è stato decapitato davanti alla sua scuola.
Subito dopo, l'assalitore - 18 anni, nato a Mosca - si è diretto verso i poliziotti subito accorsi. Con il coltello insanguinato ancora in mano, non si è fermato all'alt e gli agenti lo hanno ucciso.
Un attentato era quasi nell'aria anche se in pochi se lo aspettavano a poche ore dall'entrata in vigore di un coprifuoco senza precedenti nel Paese, per tentare di arginare la difficile situazione della pandemia.
L'omicidio è avvenuto attorno alle 17 davanti al liceo del Bois d'Aulne a Conflans Saint-Honorine, a nord di Parigi. I poliziotti hanno visto l'aggressore mentre si aggirava attorno all'istituto in modo sospetto. Gli hanno intimato di fermarsi, l'uomo ha continuato a minacciarli gridando "Allah akbar", quindi gli agenti hanno aperto il fuoco. Il giovane è morto poco dopo per le ferite.
A poche decine di metri, la scena della decapitazione del professore di storia e geografia di cui si conosce solo il nome, Samuel. Prima di morire, l'assassino è riuscito a postare su Twitter un'immagine del suo atto, immediatamente criptata dal social network. Restano, in alto, le parole del killer, scritte «in nome di Allah»: «da Abdullah, servitore di Allah, a Macron, dirigente degli infedeli, ho giustiziato uno dei tuoi cani dell'inferno che ha osato offendere Maometto. Calma i suoi simili prima che non vi venga inflitto un duro castigo».
Il 5 ottobre, alcuni genitori di studenti del professore si erano lamentati con la scuola per la lezione tenuta in classe, con l'insegnante che - parlando della libertà d'espressione - ha mostrato le caricature di Maometto all'origine di tutte le minacce della jihad contro la Francia dai tempi della strage alla redazione di Charlie Hebdo, nel gennaio 2015.
Tre settimane fa, prima dell'attacco davanti alla ex redazione del settimanale (due i feriti per mano di un ragazzo pachistano), il giornale satirico aveva ripubblicato le vignette per rammentare l'apertura del processo ai fiancheggiatori dei killer del 2015.
Su Youtube un genitore ha anche pubblicato un video con il racconto di una ragazzina allieva del professore, che racconta la lezione "incriminata". Secondo le sue parole, l'insegnante ha chiesto agli studenti musulmani se volevano uscire prima di mostrare le caricature di Maometto.
Le indagini sono ora affidate alla procura antiterrorismo; la situazione è molto tesa nella capitale francese, che da mezzanotte piomba nella sua prima notte di coprifuoco. Il presidente Emmanuel Macron si è subito precipitato alla cellula di crisi allestita di fronte all'Eliseo, al ministero dell'Interno. Poi accompagnato da diversi altri ministri del governo, si è diretto sul posto.
Dall'aeroporto, è in arrivo sul luogo del delitto anche il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, che ha interrotto immediatamente la sua visita di lavoro in Marocco per rientrare a Parigi.
I deputati al parlamento si sono alzati tutti in piedi per denunciare «l'abominevole attentato». Jean-Michel Blanquer, ministro dell'Educazione, ha scritto in un tweet che «questa sera è la Repubblica ad essere attaccata con l'ignobile assassinio di uno dei suoi servitori, un professore. Unità e fermezza sono le sole risposte di fronte alla mostruosità del terrorismo islamista».