Da domani scattano nuove misure in Toscana, Marche, Emilia, Campania e Friuli. E i governatori protestano
ROMA - In Italia le zone rosse anche in Campania e Toscana scatteranno domani, ma il declassamento da Covid-19 non è stato preso bene dai governatori. Al campano Vincenzo De Luca che ieri ha fatto fuoco e fiamme contro il governo si è unito oggi con toni molto più moderati il toscano Eugenio Giani, "amareggiato" per la scelta di Roma.
«Sono stati presi a riferimento dati fra il 2 e l'8 novembre - dice l'esponente del Pd - momento in cui il virus stava effettivamente crescendo, ma questa settimana il tasso di contagio era sceso». Il presidente della Toscana assicura comunque di essere «un uomo delle istituzioni e da domani continueremo a combattere il virus nella nuova situazione di regole».
Una regione che invece è passata dal giallo del rischio moderato da coronavirus all'arancione di quello medio alto è il Friuli Venezia Giulia (assieme a Emilia-Romagna e Marche), il cui governatore Massimiliano Fedriga ritira l'ordinanza con nuove misure restrittive firmata due giorni fa, che non è bastata a fermare il declassamento. Il presidente leghista, che si era coordinato con i colleghi di Emilia-Romagna e Veneto e aveva avuto il placet del governo, lamenta che le decisioni arrivano «senza interlocuzione preventiva» con la Regione. «Penso che serva serietà nella leale collaborazione istituzionale», ha affermato Fedriga, che chiederà una riunione urgente della Conferenza delle Regioni.
Ma non sono solo i governatori a mostrare disappunto per il cambio di colore. A loro si uniscono i sindaci nel primo week-end in cui vengono varate le misure anti-assembramento nelle maggiori città. «Al governo chiediamo quanta più trasparenza possibile - dice il sindaco di Firenze Dario Nardella -: io ho sempre difeso il meccanismo dei colori, degli automatismi, ma è importante che i cittadini sappiano, perché c'è ancora chi pensa che ci siano motivazioni politiche alla base dei colori. Non è così - aggiunge - ma allora più siamo chiari, univoci e trasparenti nella comunicazione, più i cittadini comprendono».
«L'amarezza di Giani - ha detto ancora Nardella - ci sta, la Toscana non ha fatto in tempo ad adattarsi alla zona arancione che passa alla zona rossa: ma non siamo in un campionato di calcio. Con Giani siamo d'accordo, serve massima unità istituzionale, e lavorare pancia a terra».
A cercare di rasserenare il clima è ancora una volta il ministro degli Affari regionali e delle Autonomie Francesco Boccia. «Siamo nel pieno della seconda ondata, non possiamo permetterci di polemizzare con i Presidenti di Regione perché sono i nostri primi interlocutori», dice dopo un incontro con i segretari regionali e delle città metropolitane del Pd.
E lo stop alle polemiche per Boccia deve esserci «indipendentemente da se i governatori sono di maggioranza o opposizione» e anche a fronte «a evidenti scorrettezze o a tentativi di scaricare la responsabilità su altri livelli istituzionali. Non si reagisce alle provocazioni politiche». A chiamare in causa il governo era stato ieri anche il governatore campano Vincenzo De Luca che aveva accusato l'esecutivo di «generare caos» invitandolo «ad andarsene a casa».
Ma dallo stesso Pd è Alessia Morani, sottosegretaria allo Sviluppo economico, a polemizzare. «Le Marche da domani come altre regioni diventeranno zona arancione. Credo sia necessario qualche chiarimento su come vengono prese queste decisioni perché nessuno possa dire che non c'è condivisione o trasparenza. Nella cabina di regia dove vengono prese le decisioni ci sono anche le regioni».
«I parametri in base ai quali sono emesse le ordinanze del Ministero della Salute sono chiari dall'aprile scorso - ricorda Morani -. La decisione per le Marche come per le altre regioni è stata presa sulla base di parametri oggettivi aggiornati all'11 novembre». Insomma ancora una volta sul banco degli imputati finiscono i dati e i 21 parametri che stabiliscono la zona in cui ricade un territorio.