In merito alle pressioni di Roma, la Commissione precisa: «Ogni Stato membro decide autonomamente».
L'assessore al lavoro della Lombardia Gallera: «Noi siamo attaccati alla Svizzera e all'Austria».
MILANO - «L'Unione europea non ha competenza per lo sci, non vuole e non può vietare nulla. I governi e i parlamenti nazionali e regionali decidono autonomamente cosa indicare in termini di politica sanitaria in merito allo sci». Lo afferma in una nota Martin Selmayr, rappresentante della Commissione europea a Vienna (Austria) ed ex segretario generale della Commissione presieduta da Jean-Claude Juncker.
«I 27 Stati membri dell'UE stanno lavorando insieme alle istituzioni dell'Unione per contenere la pandemia il più rapidamente possibile attraverso misure coordinate e per ridurre in modo decisivo il numero d'infezioni nell'attuale seconda ondata», sottolinea Selmayr. «Tuttavia - prosegue la nota - ogni Stato membro decide autonomamente il giusto equilibrio tra libertà e restrizioni necessarie per la politica sanitaria. Che si tratti di chiusure di ristoranti e di scuole oppure restrizioni allo sport o al turismo. Tutto questo, ai sensi del diritto dell'Ue, è responsabilità dei governi e dei parlamenti nazionali».
«Anche in passato la Commissione europea non ha imposto misure restrittive specifiche, come la chiusura di scuole e negozi - spiega ancora Selmayr. La Commissione europea si concentra piuttosto, tra le altre cose, sul fornire agli Stati membri il miglior supporto possibile nella lotta contro la pandemia, promuovendo il coordinamento e la cooperazione tra gli Stati membri a beneficio dei cittadini europei e garantendo l'accesso ai vaccini Covid-19».
«Noi siamo attaccati alla Svizzera e all'Austria» - Sugli impianti di sci «ci vorrebbero misure omogenee per tutta Europa», ha ribadito in giornata l'assessore regionale al lavoro e politiche sociali della Lombardia Giulio Gallera. «Noi siamo attaccati alla Svizzera e all'Austria, sarebbe assurdo prendere delle misure solo per le nostre montagne. Auspichiamo un coordinamento europeo quantomeno per quelle misure», ha aggiunto Gallera, a margine di una conferenza stampa in Regione.
L'esortazione dell'Italia a prendere misure concordate con i Paesi vicini ha fatto recentemente discutere anche in Svizzera. Fino a ieri, però, Berna non aveva avuto alcun contatto in proposito con Roma. L'azione del primo ministro italiano Giuseppe Conte, che ha sempre parlato di «coordinamento» con gli altri Paesi, restava limitata all'UE.
Per le regioni alpine italiane, «una perdita da 20 miliardi» - «Una perdita d'indotto pari a 20 miliardi di euro, una cifra vicina all'1% del prodotto interno lordo nazionale, questo il danno che la montagna legata all'industria dello sci sarà costretta a subire senza l'avvio della stagione invernale». È quanto sostengono gli assessori delle Regioni alpine italiane che, in una nuova reazione alle chiusure prospettate dal governo causa Covid-19, chiedono un incontro al ministro dell'Economia Roberto Gualtieri.
«Senza l'apporto della stagione invernale - spiegano in una nota congiunta - per la montagna è il disastro totale. Chiudere durante le festività natalizie significherebbe pregiudicare irrimediabilmente l'intera stagione, molti non aprirebbero nemmeno più».