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REGNO UNITODolore e sofferenze, la tortura è ancora una piaga di questo mondo

10.12.20 - 01:01
Amnesty International e la Omega Research Foundation denunciano il problema del commercio degli strumenti di tortura
Archivio Keystone
Dolore e sofferenze, la tortura è ancora una piaga di questo mondo
Amnesty International e la Omega Research Foundation denunciano il problema del commercio degli strumenti di tortura
«È assurdo vietare la tortura mentre si permette che continui il commercio di strumenti specificamente progettati per la tortura» secondo Amnesty.

LONDRA - «Il mondo deve agire con urgenza per proibire il commercio globale di attrezzature progettate per infliggere dolore e lesioni atroci».

È l'allarme lanciato da Amnesty International e dalla Omega Research Foundation, che hanno pubblicato un rapporto sul commercio degli strumenti di tortura, alla vigilia di una riunione, sullo stesso tema, delle Nazioni Unite. 

«A trent’anni dalla proibizione della tortura a livello internazionale, le persone continuano ad essere torturate, spesso fino alla morte, nelle prigioni e nei centri di detenzione di tutto il mondo» ha dichiarato Patrick Wilcken, responsabile di Amnesty International per il settore Business, sicurezza e diritti umani. «È assurdo vietare la tortura mentre si permette che continui il commercio di strumenti specificamente progettati per la tortura».

I passi essenziali da percorrere - Per sostenere il processo, Amnesty e Omega hanno spiegato i passi che gli Stati devono compiere per regolamentare efficacemente tale commercio.

Questo quadro di riferimento prevede il divieto di attrezzature il cui impiego è «intrinsecamente abusivo», come «dispositivi corporei con scossa elettrica attivata a distanza; manette zavorrate per le caviglie; dispositivi per incatenare i prigionieri alle pareti; manganelli a punta e scudi seghettati, e la lista continua» ha spiegato il dottor Michael Crowley, ricercatore della Omega Research Foundation. 

Controlli più severi dovrebbero poi essere effettuati sugli strumenti per il mantenimento dell’ordine pubblico, tra cui il rilascio di licenze caso per caso, dopo aver valutato il rischio che tali attrezzature siano usate impropriamente per la tortura o altre forme di maltrattamento, sostiene Amnesty. Il rapporto sottolinea anche la necessità di vietare il commercio di attrezzature legate alla pena di morte, come la forca e le sedie elettriche, e di effettuare controlli sulle esportazioni di prodotti chimici farmaceutici a duplice uso per impedirne l'uso nelle esecuzioni con iniezione letale.

La tortura persiste - Amnesty elenca in seguito alcuni esempi, per mostrare che nel 2020 la tortura è ancora una piaga di questo mondo. Il 9 settembre, Javier Ordoñez è stato fermato dalla polizia a Bogotá, Colombia, per una presunta violazione delle restrizioni anti Covid-19. Gli agenti lo hanno immobilizzato a terra e lo hanno colpito ripetutamente con scosse elettriche, causandone la morte.

In Arabia Saudita, un detenuto etiope di nome Solomon ha detto ad Amnesty che le guardie carcerarie usano dispositivi a impulsi elettrici in caso di proteste, ad esempio per la mancanza di assistenza sanitaria. «Se ti lamenti, usano un apparecchio contro di te e tu cadi. È come quando tocchi qualcosa con l'elettricità. Ti lascia un segno rosso sulla pelle... Da allora non ci lamentiamo più perché abbiamo paura che ci facciano di nuovo l'elettroshock sulla schiena. Stiamo zitti» ha raccontato l'uomo.

Dopo le proteste post-elettorali in Bielorussia nell'agosto 2020, Katsyaryna Novikava ha invece spiegato all'ONG di aver trascorso 34 ore nel Centro per l'isolamento dei criminali. All'interno del centro, a decine di uomini è stato detto di spogliarsi nudi e di mettersi a quattro zampe mentre gli agenti li prendevano a calci e li picchiavano con i manganelli. 

Il ruolo delle aziende - «Da troppo tempo gli Stati chiudono un occhio sul commercio degli 'strumenti di tortura', permettendo alle aziende di tutto il mondo di trarre profitto dal dolore e dalle sofferenze. Tutti gli Stati hanno la responsabilità di agire in maniera decisiva per controllare questo commercio» ha dichiarato Crowley.

«I controlli commerciali fanno parte degli obblighi dello Stato, ma questo non esonera le aziende dal dare il proprio contributo nella lotta contro questo terribile commercio», ha poi aggiunto Wilcken.

«Le aziende devono impegnarsi in modo proattivo a rispettare i diritti umani per evitare che i loro prodotti vengano utilizzati in modo improprio» ha concluso l'esperto, «le imprese che producono, promuovono o commercializzano attrezzature che potrebbero essere usate per torturare, maltrattare o infliggere la pena di morte, devono mettere immediatamente fine a queste attività».

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COMMENTI
 

F/A-19 3 anni fa su tio
Anche in Ticino abbiamo avuto il nostro Assange, il famoso corvo che ha denunciato gli abusi nella nostra amministrazione è stato distrutto sia penalmente che nella sua vita privata. Questo perché ha portato alla luce un grave malandazzo, da qui si può desumere che invece l’omertà viene premiata a suon di promozioni.
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