«Non ho paura» ha assicurato Biden, mentre si discute se spostare la cerimonia all'interno del parlamento
Nel frattempo, emergono episodi di violenza che inizialmente non erano stati diffusi, tra cori e aggressioni
WASHINGTON - L'Fbi sta monitorando notizie di «varie minacce di fare del male al presidente eletto Joe Biden in vista della cerimonia di giuramento» del 20 gennaio.
Lo riferisce la Cnn, aggiungendo dettagli sull'allarme del Bureau in merito ad altre possibili proteste, anche armate, tra il 16 e il 20 gennaio nella capitale Washington e negli altri Stati Usa. «Altre notizie indicano minacce contro la vicepresidente eletta Kamala Harris e la speaker della Camera Nancy Pelosi», secondo l'Fbi.
Biden dal canto suo, una settimana dopo l'assalto dei fan di Donald Trump, ha detto che non teme di giurare all'aperto sul fronte occidentale di Capitol Hill.
«Non ho paura di fare il giuramento all'esterno, siamo stati informati», ha assicurato Biden dopo l'allerta dell'Fbi, mentre alcuni ex dirigenti del Bureau consigliano di spostare la cerimonia all'interno del parlamento per motivi di sicurezza.
L'FBI prosegue con gli arresti - Il dipartimento di giustizia e l'Fbi stanno perseguendo oltre 150 sospetti nelle indagini sull'assalto al Congresso, dopo averne già arrestati e incriminati una quindicina. Lo scrive il New York Times, prevedendo che il numero è destinato a salire.
Il Bureau ha ricevuto oltre 70 mila 'soffiate' dopo aver chiesto l'aiuto pubblico per identificare i sospetti che appaiono in varie foto e video. Nel frattempo la polizia di Capitol Hill ha aperto un'indagine interna su 10-15 agenti per il loro ruolo nell'assalto. Due sono già stati sospesi: uno si è fatto scattare un selfie con un rivoltoso, un altro ha indossato un cappellino Maga (Make american great again) e ha aiutato i dimostranti a farsi largo nel Congresso.
Anche (almeno) un agente della polizia di New York è finito sotto inchiesta per presunto coinvolgimento nell'assalto al Capitol Hill del 6 gennaio. Il capo della polizia Dermot Shea ha annunciato che l'indagine è stata aperta ma che il nome del poliziotto resta per il momento segreto in attesa di verifiche.
Gli analisti, prosegue il Nyt, stanno esaminando informazioni per identificare qualsiasi ruolo possano aver giocato organizzazioni terroristiche domestiche o avversari stranieri nel radicalizzare i rivoltosi.
Più violenza - Intanto, cinque giorni dopo l'assalto al Congresso dei fan di Donald Trump, emergono nuovi video che rivelano un livello di violenza e aggressività maggiore di quello lasciato vedere dalle prime immagini.
I social mostrano un poliziotto trascinato fuori e picchiato a terra, suoi colleghi aggrediti mentre sono intrappolati nella folla, dimostranti che cantano «impiccare Mike Pence», un gruppo di rivoltosi che sembra cercare alti dirigenti dentro l'edificio.
Nell'attacco sono stati usati scudi sottratti agli agenti, mazze da hockey, stampelle, bandiere. Oltre 50 agenti della polizia di Capitol Hill sono rimasti feriti, di cui 15 ricoverati, in gran parte per ferite alla testa. Uno è morto.