Uno dei ricercatori ha chiesto ai media di non fomentare la situazione politica «in stile Trump».
Intanto, la Cina ha confermato la data del 14 gennaio prossimo per l'arrivo degli esperti dell'Oms.
GINEVRA - La missione dei ricercatori dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in Cina per scoprire le origini del coronavirus non ha l'obiettivo di «puntare il dito» contro Pechino «in stile Trump».
Lo ha sottolineato uno degli scienziati dell'Agenzia dell'Onu, Fabian Leendertz, epidemiologo del Robert Koch Institut, che arriverà nel Paese giovedì assieme ad altri nove scienziati.
«Non si tratta di individuare la Cina come colpevole. Si tratta di ridurre il rischio. E i media potrebbero aiutarci evitando di accusare in stile Trump. Il nostro lavoro non è politico», ha detto il ricercatore parlando con il Guardian.
Tra gli scienziati inviati in Cina la settimana scorsa si era discusso della possibilità di realizzare l'indagine da remoto, date le difficoltà ad ottenere le autorizzazioni necessarie da Pechino.
«L'indagine sul focolaio di un'epidemia non si può far a distanza. Non è possibile», sostiene il professor Leendertz. «Non è che andiamo lì a raccogliere pipistrelli però è molto importante andare nei luoghi in cui tutto è cominciato: il mercato di Wuhan, l'istituto di virologia, gli allevamenti di animali selvatici», ha spiegato.
«Abbiamo già avuto alcuni incontri online produttivi con i colleghi cinesi ma è meglio sedersi gli uni di fronte agli altri, fare il punto per formulare ipotesi», ha aggiunto il ricercatore tedesco.
Confermata la data del 14 gennaio - Intanto, la Cina ha confermato i piani per l'imminente arrivo dei dieci esperti internazionali dell'Oms per indagare sull'origine della pandemia di Covid-19. La squadra, ha riferito in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Zhao Lijian, volerà da Singapore a Wuhan il 14 gennaio.
Zhao ha brevemente descritto quello che ha definito «il piano attuale» della squadra di esperti internazionali che dovrà lavorare con gli scienziati cinesi. Si prevede, inoltre, che tutti debbano, al loro arrivo a Wuhan, completare due settimane di quarantena a causa delle rigide restrizioni agli ingressi imposte dalla Cina.
L'indagine avrebbe dovuto avere inizio la scorsa settimana, ma un ritardo dell'ultimo minuto sui visti in Cina ha bloccato a sorpresa i programmi, tanto da costringere il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, a lanciarsi in una rarissima critica, dicendosi «molto deluso» per gli sviluppi degli eventi.
L'Oms ha insistito in settimana sul fatto che l'indagine non stesse cercando «qualcuno da incolpare», confermando la delicatezza dell'operazione. Il direttore delle emergenze dell'agenzia Onu, Michael Ryan, ha detto che la missione ritardata riguarda la scienza, non la politica. «Capire l'origine della malattia non significa trovare qualcuno da incolpare», ha detto Ryan in una conferenza stampa a Ginevra. «Si tratta di trovare le risposte scientifiche sull'importantissima interfaccia tra il regno animale e umano».
Gli esperti dicono che risolvere il mistero di come il virus sia passato per la prima volta dagli animali all'uomo è essenziale per poter prevenire un'altra pandemia. Il nuovo coronavirus ha ucciso quasi due milioni di persone da quando è emerso per la prima volta a fine 2019 a Wuhan. Finora sono state registrate migliaia di mutazioni del SARS-CoV-2, con nuove varianti rilevate di recente in Gran Bretagna e Sudafrica, apparentemente più contagiose.