I retroscena dell'accoglimento delle domande di perdono sono al centro di un'inchiesta del New York Times
WASHINGTON - Vere e proprie tariffe pagate a personaggi vicini a Donald Trump per avere accesso al presidente ed essere graziati o vedere commutata la propria pena a suon di migliaia di dollari.
Un mercato che ha portato solo nelle ultime settimane all'accoglimento da parte della Casa Bianca di ben 41 domande di perdono apparentemente pagate a peso d'oro.
A raccontare la vicenda è il New York Times, nelle ore in cui si parla di una lunga lista nelle mani di Trump di persone ancora da graziare prima di lasciare la Casa Bianca.
Il presidente uscente è infatti determinato a finire l'opera dopo aver già salvato dalle grinfie della giustizia amici e alleati come l'ex manager della sua campagna Paul Manafort, e l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn. I prossimi, si vocifera, potrebbero essere l'ex consigliere strategico del tycoon, Steve Bannon, e il legale personale di Trump, Rudolph Giuliani.
Ma tra le persone che hanno ottenuto il perdono del tycoon ci sono volti meno noti. Così un ex responsabile della campagna di Trump sarebbe stato pagato 50 mila dollari per cercare di far ottenere la grazia a John Kiriakou, un ex funzionario della Cia condannato per aver svelato illegalmente informazioni top secret. E l'accordo prevedeva altri 50 mila dollari di bonus se la grazia fosse stata accordata.
Il New York Times svela anche il caso di Brett Tolman, un ex procuratore federale consulente della Casa Bianca specializzato nel dare al presidente consigli proprio su chi perdonare e chi no.
Un'attività grazie alla quale ha incassato un bel gruzzolo facendosi pagare migliaia di dollari per ogni domanda di grazia approdata sulla scrivania dello Studio Ovale. Un tesoretto che poi aumentava se la domanda veniva accolta, come nel caso del figlio di un ex senatore dell'Arkansas, Tim Hutchinson, condannato per corruzione e frode fiscale. E come in altri casi come quello di una 'socialite' di Manhattan che si dichiarò colpevole per truffa o come quello del fondatore del sito Silk Road specializzato nella vendita online di farmaci.
Tra i lobbisti più attivi anche uno degli ex avvocati personali di Trump, John Dowd.