Il preparato russo, somministrato in due dosi con diversi vettori virali, ha un'efficacia del 91,6%
La sperimentazione ha coinvolto oltre 20'000 persone. Il 75% di queste ha ricevuto il vaccino.
MOSCA - Il vaccino contro il coronavirus di produzione russa, lo Sputnik V, ha un'efficacia superiore al 90% secondo i risultati di uno studio pubblicati oggi su The Lancet.
Ai test di fase tre riportati dalla rivista hanno preso parte oltre 20'000 persone, delle quali il 75% ha ricevuto il vaccino, mentre al restante gruppo è stato invece somministrato un placebo. I risultati preliminari dei trial parlano di un'efficacia del 91.6%.
Inoltre, tra i partecipanti si contano 2'144 persone al di sopra dei 60 anni. E per questa fascia d'età l'efficacia del vaccino è stata perfino superiore, attestandosi al 91,8%. A essere particolarmente incoraggiante, scrivono i ricercatori, è la ridotta insorgenza di sintomi gravi già dopo la prima inoculazione.
Nessun effetto collaterale grave
Dallo studio non è emerso alcun effetto collaterale grave correlato alla vaccinazione. Nel corso della fase di sperimentazione sono stati registrati tre decessi, ma nessuno di questi è risultato essere legato al preparato.
Il vaccino russo Sputnik V ha già ricevuto l'autorizzazione in diversi Paesi dell'America Latina e in Ungheria, oltre ovviamente alla Russia. L'interesse nei suoi confronti, con la complicità dei ritardi nelle forniture da parte dei principali vaccini finora autorizzati - Pfizer, Moderna e AstraZeneca - è in aumento anche in Europa.
Come funziona?
Il preparato russo, a differenza di quelli prodotti da Pfizer e da Moderna, non basa la propria azione sulla tecnologia dell'mRNA. Si tratta di un vaccino a vettore virale non replicante, in questo caso due versioni indebolite di un adenovirus, modificate per non replicarsi e quindi non infettare l'organismo umano. Anche lo Sputnik V prevede la somministrazione di due dosi, a 21 giorni di distanza.