Con i vari lockdown hanno conosciuto un'impennata senza precedenti. Chi si nasconde dietro ai siti pornografici?
Un uomo di cui si sa poco o nulla e una società miliardaria.
È stata una delle poche attività che non ha subito la crisi economica causa pandemia. Anzi. La pornografia, causa i continui lockdown, ha visto incrementare richieste e giri d’affare, specie quelli online. Ma chi c’è dietro questo business che ha vissuto nel 2020 l’ennesimo rilancio?
Una domanda a cui non è stato facile rispondere in questi anni. A capo di tutto, dei portali più cliccati, Pornhub, Youporn, RedTube e dozzine di altri siti, società di produzione video, agenzie, licenze per la commercializzazione di gadget, c’è la MindGeek. Ovvero il colosso del porno online. Si tratta dell’azienda pornografica più importante del settore. Gli aumenti del ricorso ai siti pornografici in era covid hanno riacceso le luci su questa società e le inchieste ad essa correlate, come quella partita dagli Stati Uniti e che l’Internazionale ha ripreso in questi giorni.
Un traffico da 30 miliardi - C’è una sorta di reticenza da parte di MindGeek, società canadese, a palesarsi come tale. La parola “porno” è bandita, non compare mai sul loro sito e profilo istituzionale. Si autodefinisce “gruppo internazionale di information technology specializzato in siti web ad alto traffico”. Altissimi verrebbe da aggiungere. Circa 30 miliardi di dollari. È la valutazione, secondo alcune stime, della cassaforte di MindGeek. Secondo il Financial Times, nel 2018 MindGeek ha fatturato oltre 460 milioni di dollari.
Poco o nulla si sa anche del suo proprietario, Bernd Bergmair, cinquantenne austriaco di Linz, che ora vive in Oriente, probabilmente a Hong Kong, che dovrebbe essere ricco sfondato.
Asso piglia tutto - Ma non sembrano essere tutte rose e fiori. Secondo un'inchiesta di Salon di qualche anno fa, riportata da Il Post, il crollo nel business del porno ha consentito a MindGeek di acquistare produttori di contenuti pornografici di alto profilo a costi ribassati, compresi grossi nomi come Brazzers (nel 2010) e
Digital Playground (nel 2012), ciascuno dei quali gestisce decine di siti. Insieme a nomi come Hustler e Vivid, MindGeek di fatto è arrivato a controllare un’enorme fetta dell’industria della pornografia mainstream tradizionale inflazionando al tempo stesso il settore del porno. L’effetto è la riduzione dei margini di guadagno dei produttori e della “filiera” fino ai protagonisti, ovvero attori e attrici. I nomi meno gettonati, infatti, sempre più spesso sono costretti a darsi al mondo dell’escort per rimpinguare i guadagni. Ma c’è di più.
Lo scandalo dei video con abusi su minori - MindGeek è stata anche al centro di roventi polemiche per i contenuti del materiale pubblicato. Tantissimi i casi di pirateria. E poi la bufera innescata da un articolo del New York Times secondo il quale sui 7 circa milioni di video caricati ogni anno su Pornhub, “la grande maggioranza probabilmente coinvolge adulti consenzienti, ma molti riprendono abusi sui minori e rapporti non consensuali”. Insomma accuse di revenge porn e pedopornografia. Samantha Cole di Vice ha riferito che il 15 dicembre alcune vittime di sfruttamento sessuale hanno intentato una class action per 40milioni di dollari contro MindGeek. Tanto che Mastercard e Visa avevano deciso di proibire l’uso delle loro carte di credito sui portali e tanto da costringere MindGeek a eliminare tutti i video caricati da autori non verificati aumentando al tempo stesso gli standard di sicurezza sulle operazioni di upload dei contenuti.
E poi c'è chi si improvvisa porno star - Numeri incredibili di accessi, promozioni “prime” a prezzi stracciati, spesso gratuiti e tanti attori e attrici che si sono messi in proprio. Il mondo del porno ha subito un boom nell’epoca del Covid-19 che ha anche cambiato in parte il settore dell’online. Il traffico di aprile 2020 su Pornhub, un grande sito web, ad esempio, è aumentato del 22% rispetto a marzo. Onlyfans ha registrato un incremento di iscrizioni del 75% la primavera scorsa, con oltre 30 milioni di utenti e circa 450 mila creatori di contenuti.
Sì, perché se da un lato i grandi portali hanno registrato numeri da capogiro sono aumentati anche coloro che, durante il blocco dell’industria del porno, hanno trovato scorciatoie self made.
Ella Hughes, una porno star britannica, ha affermato di aver smesso di esibirsi per i produttori tradizionali perché ha così tanti ammiratori che ora pagano $ 12,99 al mese per guardare video che realizza da sola a casa caricandoli su un portale a lei dedicato.
Su Onlyfans c'è stata una crescita esponenziale di dilettanti che per arrotondare decidono di pubblicare video porno fatti in casa. Nel meso di maggio il sito ha registrato tra i 7000 e 8000 nuovi creatori di contenuti hard.