Scoperta una mutazione che riduce del 22% il rischio di infezione.
La variazione spiegherebbe anche l'incidenza maggiore della malattia nelle persone di colore.
NEW YORK - Nei mesi scorsi era stata portata alla luce una ricerca che aveva evidenziato l'importanza di un gene di Neanderthal nella lotta al coronavirus. Gli studi avevano dimostrato che il gene Ddp4, presente nell'1% degli europei e nel 4% degli asiatici, giocherebbe un ruolo chiave, aumentando il rischio di gravi infezioni. Ora una nuova ricerca presenta nuove prospettive sui fattori di rischio ereditari.
Lo studio, di portata più vasta e pubblicato sul National Academy of Sciences, ha infatti analizzato una mutazione genetica proveniente sempre dai Neanderthal, che secondo le analisi ridurrebbe il rischio di infezione da Covid-19 del 22%. Si tratta di un aplotipo presente sul cromosoma 12.
La mutazione si sarebbe tramandata per millenni perché avrebbe aiutato i discendenti dei Neanderthal a sopravvivere, secondo i due ricercatori dell'Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia Svante Paabo e Hugo Zeberg.
Questa mutazione è presente nelle persone di tutto il mondo al di fuori dell'Africa. Questo spiegherebbe perché le persone di colore sono particolarmente colpite dal coronavirus. Gli antenati di chi possiede un DNA puramente africano infatti non hanno mai incontrato i Neanderthal, portatori della mutazione.