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Brooklyn affossato dalla crisi figlia del Covid: «Niente sarà più come prima»

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01.03.21 - 06:30
La situazione è drammatica per i commerci locali, racconta Amir, un ristoratore di Park Slope
IMAGO / ZUMA Wire
Brooklyn affossato dalla crisi figlia del Covid: «Niente sarà più come prima»
La situazione è drammatica per i commerci locali, racconta Amir, un ristoratore di Park Slope
«Tanti colleghi perso tutto e hanno dovuto chiudere i battenti. È straziante vederli rinunciare ai sacrifici di anni di lavoro»

NEW YORK - La crisi economica legata alla pandemia morde ferocemente Brooklyn, uno dei cinque borough di New York.

Secondo la camera di commercio locale, un esercizio commerciale su cinque abbassa per sempre le saracinesche. Ma la situazione in alcune aree del quartiere è ancora più drammatica, con un fallimento ogni tre negozi.

Mentre la città si prepara a riaprire, c’è da capire come e se Brooklyn riuscirà a rialzarsi da questo terribile danno economico quanto sociale. A soffrire, i piccoli esercizi commerciali.

Nonostante New York sia casa per il numero più alto di compagnie multi milionarie della nazione, sono le piccole imprese a rappresentare lo zoccolo duro della sua economia.

In molti casi si tratta di negozietti, botteghe, librerie indipendenti, barbieri, caffè o ristoranti appartenenti a immigrati (il 63%). Attività a gestione familiare, spesso.

Ad annaspare sono i quartieri di Brooklyn con la più consistente percentuale di cittadini immigrati come Bay Ridge, Bensonhurst, Sunset Park, Bed-Stuy e Greenpoint. Una situazione di altissima tensione che va avanti da oltre un anno, definita “montagne russe” per l’economia, da Randy Peers, presidente della camera di commercio.

«Brooklyn è Brooklyn», ci dice Amir, un ristoratore del quartiere Park Slope, quando lo sentiamo. È emigrato dal Libano e nel suo locale ha investito le energie e le risorse di una intera vita di sacrifici. «La pandemia è stata la sfida più difficile della mia esistenza. Noi ristoratori stiamo prostrati. Tanti colleghi hanno chiuso i battenti. È straziante vederli rinunciare ai sacrifici di anni di lavoro. Hanno perso tutto».

Una situazione tutt’altro che confortante che purtroppo non si ferma a Brooklyn, ma devasta tutta New York City. Gli aiuti, lamentano i commercianti, sono stati previsti, ma in molti casi arrivano in ritardo o non sono sufficienti. «Certo, ci sono i programmi di sostegno del governo. Sono un contributo fondamentale, ma non bastano». Eppure Amir non perde la speranza. «Nei momenti di maggiore scoraggiamento, mi guardo intorno. Penso a Brooklyn: un posto che accoglie due milioni e mezzo di persone con migliaia di diversi background, provenienti da ogni parte del mondo. E allora mi dico che ce la faremo. New York tutta si rialzerà, ne sono certo. Ma mi porterò nel cuore la tristezza di questo momento. Nulla sarà più lo stesso».

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