La mostra di sculture di ghiaccio del famoso parco divertimenti tedesco non può più essere conservata.
Sfortunatamente, nessuno ha potuto goderne. E il parco, ora, teme per il proprio futuro.
RUST - Chiuso da ottobre 2020, l'Europa-Park non sa ancora quando potrà riaprire i battenti al pubblico. Vittima delle restrizioni dovute alla pandemia, il famoso parco divertimenti (visitato da migliaia di svizzeri ogni anno) sperava di poter accogliere i primi visitatori almeno per Pasqua.
Ma Roland Mack, Ceo e co-fondatore del parco, ha dovuto affrontare i fatti, con il timore che «il lavoro di una vita si riduca a niente». «Non c'è una visione politica, nessun piano di riapertura, nulla - denuncia -. Siamo responsabili di 4.500 dipendenti e delle loro famiglie.».
Centinaia di migliaia di euro... per niente - Di fronte alla apertura ulteriormente ritardata, l'Europa-Park è anche costretto, per ragioni economiche, a far sciogliere la sua mostra di sculture di ghiaccio, che ripercorreva i 45 anni di esistenza del parco. Installato a dicembre, il paesaggio ghiacciato e conservato a -8 gradi avrebbe dovuto essere visto da 500.000 visitatori durante la stagione invernale. «È un lavoro colossale di cui i visitatori non avranno beneficiato», aggiunge il portavoce Dieter Borer.
Un duro colpo, specie se si considera l'investimento di diverse centinaia di migliaia di euro nella costruzione e manutenzione di questa mostra. Un team di 50 artisti internazionali ha modellato i blocchi di ghiaccio e neve per più di sei settimane. Sono state utilizzate in totale 200 tonnellate di ghiaccio. Una scena tematica ha reso omaggio anche a Franz Mack, altro co-fondatore, che quest'anno avrebbe festeggiato il suo centesimo compleanno.
«La mostra di sculture di ghiaccio è un triste simbolo della situazione attuale. L'anno scorso abbiamo implementato un protocollo completo di sicurezza, che includeva la gestione delle code digitali. Ci è costato milioni», continua Roland Mack. «Con oltre 2 milioni di visitatori, non si è verificato un solo caso di coronavirus - conclude -. Nonostante questo, all'azienda di famiglia non vengono offerte prospettive. La speranza si scioglie come il ghiaccio al sole».