Lo propongono i sindaci di Venezia e Firenze. Servono più sicurezza, trasporti, regole.
ROMA - «Siamo all’inseguimento di una crisi che non si è mai fermata e le misure adottate fino a ora dal Governo hanno sempre avuto un effetto tampone e non c’è nulla che stia guardando al post emergenza», ha detto alla rivista Adnkronos la vicepresidente di Confindustria Alberghi Maria Carmela Colaiacovo facendosi portavoce degli operatori del settore che vivono, dall’inizio della pandemia, una situazione drammatica.
Il 13% del PIL - Il settore turistico rappresenta il 13% del Pil italiano, pari a un valore economico di circa 232,2 miliardi di euro e con il suo indotto a circa il 14,9% del totale degli occupati italiani, pari a circa 3,5 milioni di occupati. Alla luce di questi dati è facile capire come l’attuale situazione sanitaria stia rappresentando una crisi epocale destinata ad avere effetti drammatici sul futuro occupazionale del Paese e del suo Pil.
«Il biglietto da visita dell'Italia» - Per cercare di proporre una soluzione a tale situazione, pochi giorni fa, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e il sindaco di Firenze Dario Nardella hanno presentato di concerto un decalogo di proposte al Governo per tentare di rilanciare il turismo delle città d’arte con lo slogan ‘#non mettetele da parte’. «Le nostre proposte sono concrete e se non verranno messe a punto sprecheremo un’opportunità quando saranno riaperte le frontiere», ha spiegato il sindaco Nardella, in considerazione che «nel caso di Venezia e Firenze, che sono il biglietto da visita dell’Italia, il turismo è un segmento fondamentale della nostra economia».
Tra le proposte, un'abilitazione per i professionisti del turismo - Il decalogo si divide in tre capitoli ognuno dei quali contiene più proposte di rilancio del settore turistico. Il primo capitolo riguarda la salvaguardia della filiera del turismo e si articola di quattro proposte: sostegno economico per persone e aziende, incentivi per il turismo in Italia, attività turistiche quali tour ed experience nelle mani dei professionisti e norme per le guide turistiche.
È particolarmente sentita l’esigenza di una norma nazionale che richieda l’abilitazione specialistica per lo svolgimento di professioni turistiche nei centri storici. Questa esigenza nasce dalla necessità di combattere la piaga dell’abusivismo e della concorrenza sleale che colpisce, in particolar modo, le guide turistiche. Poche sono quelle abilitate mentre proliferano le guide turistiche abusive che, applicando prezzi più bassi rispetto alle prime, concorrono, in maniera sleale, a ritagliarsi una propria fetta di mercato.
Trasporti - Il secondo capitolo affronta l’importantissimo tema dei trasporti e, a tal proposito, vengono avanzate due proposte: l’incremento del fondo nazionale per il trasporto pubblico locale e lo sviluppo del trasporto turistico pubblico non di linea.
Limiti agli affitti brevi - Nel terzo capitolo si parla di residenzialità e si articola in quattro proposte: norme per gli appartamenti destinati agli affitti brevi con un tetto per la concessione in locazione di 90 giorni massimo all’anno e per un massimo di due case. Inoltre si vengono proposte delle norme speciali per la limitazione delle attività commerciali o dei prodotti in libera vendita. Le proposte sugli affitti brevi verranno poi vagliate con le associazioni che rappresentano gli host, ossia la locazione turistica extralberghiera.
Videosorveglianza per garantire la sicurezza - Le altre proposte contenute nel terzo capitolo riguardano la tutela del decoro e della sicurezza urbana e lo sviluppo delle Smart Control Room per la gestione intelligente della città. La Smart Control Room è una vera e propria centrale di controllo in grado di coordinare servizi e sicurezza ed è simile a un enorme cruscotto digitale che mette insieme i monitor di videosorveglianza attivi su tutta la città.
Attualmente con il suo centro di Smart Room Control attivo sull’isola di Tronchetto, Venezia è la più moderna centrale operativa d’Europa. L’aspetto della sicurezza del territorio è un tema di massima importanza per entrambi gli ideatori del decalogo perché, come affermato dal sindaco di Firenze Nardella «non siamo responsabili solo per i nostri cittadini ma anche per coloro che visitano le nostre città. C’è bisogno di più forze dell’ordine nelle città d’arte dove il numero dei visitatori nell’arco di un anno è di 20 o 30 volte superiore al numero dei residenti».
«Un bel segnale» - Il decalogo è considerato come «un segnale di iniziativa delle città rispetto alle azioni del governo - ha affermato il sindaco di Venezia - e credo che sia un bel segnale che siamo riusciti a preparare un documento così corposo in così poco tempo». Il fatto che inizialmente il decalogo sia stata stilato dai soli sindaci di Firenze e Venezia è dipeso unicamente da due fattori: i rapporti molto stretti tra i due primi cittadini di città d’arte che presentano problemi simili e l’urgenza di voler rappresentare al Governo italiano delle proposte concrete per risollevare un settore in crisi nera. Ciò non toglie che, come detto da Brugnaro, «altre città d’arte possano aderire al documento e alle richieste al governo».
In questo momento bisogna essere «rapidi» - «Essere rapidi in questo momento è fondamentale perché la speranza è che il governo possa inserire le misure per le città d’arte nel provvedimento per la montagna che sta scrivendo in questo momento». Il sostegno al comparto turistico è un problema da affrontare con estrema urgenza in considerazione del fatto che, nei soli primi otto mesi di emergenza sanitaria del 2020, sarebbero andati persi ben 173,5 milioni di presenze e oltre 48 milioni di arrivi con una contrazione rispettivamente del 52,5% e del 51,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono inoltre diminuiti i viaggi di lavoro, con un calo del 59% e quelli per le vacanze viste anche le restrizioni agli spostamenti tra regioni italiane imposte dal Governo.
Cali fino al 90% - In rosso figurano anche gli incassi comunali dell’imposta di soggiorno con una perdita di oltre 211 milioni di euro. Nelle principali città d’arte italiane, quali Venezia, Firenze e Roma, il calo degli arrivi è arrivato a toccare anche il 90% con solo 4 miliardi di euro dei fondi europei destinati al settore turistico-culturale con 1,6 miliardi di euro di bonus vacanza e sostegno ai consumi e solo 2,4 miliardi di euro di aiuti diretti contro i 18 miliardi stanziati dalla Francia, i 10 miliardi della Spagna e i 25 miliardi stanziati dalla Grecia.
La più colpita: Venezia - Tra le città d’arte più colpite si colloca al primo posto Venezia che prevede una diminuzione di 13,2 milioni di presenze, per un totale di 3 miliardi di euro di spesa turistica persa. Per Roma le previsioni sono si 9,9 milioni circa di presenze in meno e 2,3 miliardi di euro di consumi dei viaggiatori andati in fumo. A Firenze le perdite sono valutate intorno a -5 milioni di presenze e una perdita di 1,2 miliardi di consumi mentre a Milano la contrazione dovrebbe arrivare ai 4 milioni in meno di presenze. Alla flessione dei turisti stranieri va inoltre sommato il problema del permanere di una quota elevata di lavoratori del settore turistico ancora in smartworking. Fino alla fine dell’anno l’effetto di tale provvedimento farebbe perdere a queste imprese una quota pari a 1,76 miliardi di euro.
Cgil scettica: «Dimenticata l'importanza della qualità del lavoro» - Il decalogo dei sindaci di Firenze e Venezia, a cui hanno già aderito per ora anche le città di Siena e Siracusa, ha lasciato però perplesso il sindacato Cgil secondo il quale «il rilancio del settore turistico non può prescindere dalla lotta alla rendita e all’innalzamento della qualità del lavoro».
Secondo tale organizzazione sindacale, «a parte alcuni punti condivisibili, come ad esempio la richiesta di una norma nazionale che finalmente ponga limiti agli affitti turistici brevi e l'idea di tornare a una regolamentazione delle attività commerciali attraverso il confronto tra istituzioni locali e parti sociali, non ci convince proprio una ricetta tutta improntata su finanziamenti a pioggia e agevolazioni anche fiscali per proprietari e locatari del sistema turistico, che sembra dimenticarsi totalmente della qualità del lavoro». La Cgil ripropone quindi un proprio decalogo, presentato nel 2019, che puntava alla riqualificazione del settore turistico puntando sulla qualità del lavoro dove «la rendita non sia posta al centro del problema, ma si punti a un turismo sostenibile e di qualità».