L'Ema potrebbe aggiornare le proprie raccomandazioni. I casi restano tuttavia molto rari
Per Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccinale dell'Ema, è «sempre più difficile affermare che non vi sia un rapporto di causa ed effetto».
AMSTERDAM - AstraZeneca e trombosi. È un binomio che da settimane aleggia, come fosse una seconda ombra dopo quella proiettata dalla pandemia di Covid, su tutta l'Unione europea, allontanando - a suon di dubbi e stop a intermittenza nelle campagne vaccinali - l'orizzonte di un ritorno alla normalità. Ma esiste quindi un nesso tra la vaccinazione e questi rari casi di coaguli di sangue? Secondo il responsabile della strategia vaccinale dell'Agenzia europea dei medicinali, Marco Cavaleri, è ormai «sempre più difficile affermare che non vi sia un rapporto di causa ed effetto».
A restare avvolta nella nebbia, come ha confermato l'esperto al Messaggero, è però la natura di questo nesso. «Cosa causi questa reazione ancora non lo sappiamo». E proprio su questo presunto legame si chineranno oggi i membri del Pharmacovigilance Risk Assessment Committee dell'Ema, per stabilire se sarà necessario aggiornare le raccomandazioni sull'utilizzo del vaccino anglo-svedese Vaxzevria, includendo le trombosi tra le possibili reazioni avverse. Una decisione da parte dell'agenzia regolatrice è attesa entro giovedì.