Per il video in difesa del figlio Ciro accusato di stupro da una ragazza, e alla domanda: «Perché non ha denunciato prima?»
MILANO - Continua, e non potrebbe essere altrimenti, a generare dibattito il filmato postato da Beppe Grillo in difesa del figlio Ciro accusato di stupro da una giovane, incontrata durante una vacanza in Sardegna nel 2019.
Dopo una serata al Billionnaire, la ragazza e un'amica avevano trascorso la notte in casa dei Grillo. Una l'aveva passata priva di sensi, l'altra - dopo aver bevuto parecchio - ha invece finito per avere diversi rapporti sessuali, con il 19enne e i suoi due amici.
La vacanza è poi continuata, pare normalmente, e il tutto è venuto a galla solo diversi giorni dopo, al rientro. La denuncia fatta dalla giovane anonima è stata poi presentata 8 giorni dopo quella sera.
Secondo Grillo, troppo tempo perché non si possa dubitare della sua veridicità: «Una persona che viene stuprata la mattina e al pomeriggio va in kitesurf, e dopo otto giorni fa una denuncia, è strano», è una delle sue frasi - di quel video - che ha fatto più discutere in assoluto.
Perché ha aspettato? - Questo dell'intervallo di tempo fra la molestia e la denuncia, è uno dei tasselli base con cui si tentano di smontare questo tipo di accuse ed era già stato utilizzato - lo ricorderete - anche nel caso Weinstein. La domanda ricorrente, che giungeva da diversi media e opinionisti, era: «Perché tutte queste sedicenti vittime hanno aspettato così tanto tempo?».
La verità è che rarissimamente le denunce arrivano il giorno dopo la violenza, anche se questo rende più difficoltoso il lavoro d'indagine. Più spesso arrivano dopo, molto dopo, oppure anche mai.
Perché? Le risposte, sono tante e diverse: dal trauma intimo che si subisce, passando per la difficoltà di venire a patti con quanto successo e dover accettare di doverlo fare per poter denunciare, fino alla paura di non essere credute o creduti.
Senza calcolare, poi, l'eventualità che - malgrado indagine e/o processo - chi ha compiuto violenza, possa riuscire a cavarsela senza davvero pagare per le sue azioni.
A raccontare in prima persona come ci si sente, il giorno dopo la violenza, gli abusi o le molestie, sono state tantissime ragazze italiane che si sono unite su Twitter, Instagram e Facebook postando con l'hashtag #ilgiornodopo.
«#ilgiornodopo sono andata a scuola», recita il primo post della serie che ha inaugurato l'hashtag scritto dall'utente più o meno anonima Eva Walpole, a cui fanno seguito una serie fortissima di testimonianze di donne, che raccontano (o non raccontano) il loro venire a patti - oppure no - con la violenza. Un coro inedito ripreso da diversi media italiani.
«#ilgiornodopo sono uscita con lui», scrive una. E anche tante altre.