Aveva tentato di farsi esplodere dopo aver scritto su Facebook: «Trump, non riesci a proteggere la tua nazione».
NEW YORK - È stato condannato all'ergastolo il 31enne bengalese che, nel dicembre del 2017, tentò di farsi esplodere con un ordigno artigianale in una fermata della metropolitana di New York. A causa di un malfunzionamento della bomba lui si salvò e tre passanti rimasero feriti in maniera non grave.
«L'ergastolo è appropriato. È stato un crimine veramente barbaro ed efferato», ha dichiarato il giudice Richard J. Sullivan leggendo la sentenza a carico di Akayed Ullah.
La difesa ha tentato fino all'ultimo di ottenere per il 31enne la pena minima, 35 anni, perché nel momento dell'attentato Ullah stava attraversando «una crisi personale che lo aveva lasciato isolato, depresso, vulnerabile e vittima di pensieri suicidi», ha sostenuto la sua avvocata, Amy Gallicchio, come riporta il New York Post. La sua tesi, però, non ha convinto il giudice, che ha dato seguito alla richiesta dell'accusa.
«Vostro onore, quello che ho fatto era sbagliato. Glielo dico dal più profondo del mio cuore, mi dispiace profondamente», ha dichiarato Ullah prima della lettura della sentenza. Lui, ha assicurato, non supporta gli atti di violenza contro «persone innocenti».
Intorno alle 7 di mattina di lunedì 11 dicembre 2017 l'immigrato proveniente dal Bangladesh e residente a Brooklyn attivò l'ordigno composto da un tubo riempito di viti nel sottopassaggio che collega la stazione Port Authority a Times Square. Un scheggia ferì un passante a una gamba. Altre due persone persero parzialmente l'udito a causa della deflagrazione. Ullah ne uscì ferito, ma si salvò nonostante la bomba fosse fissata con del nastro adesivo al suo petto.
Radicalizzato online, immediatamente dopo l'attentato il 31enne aveva sostenuto di aver agito in nome dell'ISIS. Mentre si recava sul luogo del'attentato aveva postato un messaggio su Facebook: «Oh, Trump, non riesci a proteggere la tua nazione», aveva scritto.