Il 2021 è solo l'ultimo capitolo del travagliato rapporto tra i Giochi olimpici e la capitale giapponese
Gli organizzatori hanno ancora diversi nodi da sciogliere, primo fra tutti la presenza o meno del pubblico durante lo svolgimento delle gare sportive.
TOKYO - «La fiamma olimpica rimarrà accesa perché rappresenterà un faro di speranza per il mondo durante questi tempi difficili e diventerà la luce in fondo al tunnel in cui il mondo si trova attualmente». Così aveva dichiarato il presidente del Comitato olimpico internazionale Thomas Bach quando, il 24 marzo dello scorso anno, era stata presa la sofferta decisione di rinviare le Olimpiadi di Tokyo 2020.
Le prime Olimpiadi a essere state rinviate e non soppresse o sospese, come avvenuto altre volte in occasioni di importanti eventi storici. Fino all’ultimo, infatti, si era creduto di poter comunque celebrare lo spirito sportivo con l’apertura dei Giochi olimpici ma poi ci si era dovuti arrendere ad una pandemia che ha messo in ginocchio il sistema sanitario ed economico mondiale. Inizialmente il Comitato internazionale aveva preso in considerazione l’ipotesi di uno slittamento ad altro periodo, ottobre o novembre dello stesso anno, di modo da rispettare le scadenze contrattuali e le consegne già stabilite, come le abitazioni del Villaggio olimpico vendute a privati cittadini per migliaia di euro. Dopo una lunga conference call tra il primo ministro giapponese Shinzo Abe e Thomas Bach, a cui avevano partecipato anche il presidente del Comitato organizzatore Yoshiro Mori ed il ministro giapponese dei Giochi olimpici Seiko Hashimoto, è arrivato invece il temuto annuncio: «I Giochi non si terranno in estate ma nel 2021».
Le speranze riposte nel 2021
In una dichiarazione congiunta del Cio e del Comitato organizzatore di Tokyo 2020, si legge che «sulla base delle informazioni fornite oggi dall’Oms, al fine di salvaguardare la salute degli atleti, di tutti i partecipanti ai Giochi olimpici e della Comunità internazionale, i Giochi olimpici devono essere riprogrammati per una data successiva al 2020 ma non oltre l’estate 2021». La speranza era quella che, a distanza di un anno, la situazione sanitaria, a livello mondiale, potesse migliorare. Invece, dopo oltre 12 mesi dallo scoppio della pandemia, l’emergenza non può certo dirsi conclusa ma, al contrario, per l’insorgenza di nuove varianti del coronavirus e i ritardi della campagna vaccinale, la maggior parte dei Paesi, specialmente quelli più poveri, contano migliaia di nuovi contagi ogni giorno.
Tale nuova ondata sta colpendo anche il Giappone ed il governo sta valutando l’ipotesi di dichiarare nuovamente lo stato di emergenza nelle prefetture di Tokyo, Osaka, Kyoto e Hyogo, approfittando del periodo di vacanza chiamato "Settimana d’oro" che va dal 29 aprile al 3 maggio. Questa situazione, a soli tre mesi dall’inizio ufficiale dei Giochi olimpici, complica non poco le cose. Una gran parte dell’opinione pubblica rimane contraria all’apertura delle Olimpiadi temendo un rialzo della curva dei contagi a causa dell’arrivo di atleti e delegazioni sportive provenienti da 200 Paesi del mondo. Inoltre gli organizzatori hanno ancora diversi nodi da sciogliere, primo fra tutti la presenza o meno del pubblico durante lo svolgimento delle gare sportive.
Il nodo: pubblico sì o no?
Se, da una parte, si è già vietato l’ingresso per chi arriva dall’estero, rimane da decidere se autorizzare o meno la presenza del pubblico pagante. Al vaglio ci sono diverse ipotesi tra cui limitare al 50% i posti disponibili rispetto alla capienza totale delle strutture sportive oppure vietare in toto la presenza di spettatori. Se, come detto, è la prima volta in assoluto che i Giochi olimpici vengono rinviati, spesse volte la Storia ne ha condizionato lo svolgimento. Ci sono state Olimpiadi soppresse per vie della guerra, boicottate per tensioni politiche ed anche temporaneamente sospese per eventi drammatici.
La "tregua olimpica" e la guerra
Da sempre le Olimpiadi simboleggiano la pace e l’amicizia tra i popoli e fin dai tempi antichi, in Grecia, era in vigore la cosiddetta "tregua olimpica", ossia un periodo in cui dovevano cessare tutte le inimicizie pubbliche e private e nessuno, anche se si trovava ad attraversare dei territori nemici per recarsi ai Giochi, poteva essere attaccato. In epoca moderna, dal 1992, in occasione di ogni Olimpiade, il Cio chiede ufficialmente alla Comunità internazionale di osservare la tregua olimpica. Da quando, nel 1896, si svolse ad Atene la prima edizione dell’Olimpiade moderna, i Giochi sono stati annullati 5 volte e sempre per cause legate allo scoppio della guerra. Il 4 luglio 1912, il Cio assegnò la sesta edizione dei Giochi moderni a Berlino e fu proprio Pierre de Coubertin ad inviare un telegramma al Kaiser Wihelm II per informarlo della scelta fatta.
Il programma olimpico venne stilato e si diede avvio a grandiosi lavori di costruzione, tra cui il Grunewald, uno stadio da 30 mila posti. Tuttavia, il 28 giugno 1914 a Sarajevo venne ucciso l’arciduca Francesco Ferdinando, successore al trono austro-ungarico, e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, protrattasi fino al novembre del 1918, portò alla cancellazione delle Olimpiadi di Berlino del 1916. I Giochi del 1940 vennero assegnati alla città di Tokyo dalla 36a sessione del Cio riunitasi a Berlino nel 1936. Tale assegnazione rappresentava, per il Giappone, una occasione di riscatto dopo il devastante terremoto del 1923 e dovevano altresì celebrare il 2.600° anniversario dell’incoronazione di Jimmu che, secondo la leggenda, fu il primo imperatore del Giappone.
Nel 1937, tuttavia, scoppiò il secondo conflitto sino-giapponese ed il 16 luglio del 1938 il membro giapponese del Cio scrisse al presidente del Comitato internazionale che «ci dispiace che le ostilità prolungate, senza prospettiva di pace immediata, significheranno la cancellazione dei Giochi di Tokyo». Le Olimpiadi estive vennero assegnate ad Helsinki mentre quelle invernali, che dovevano tenersi a Sapporo, a St.Moritz. Tali Giochi non ebbero mai luogo per via dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale che portò alla sospensione a tempo indeterminato delle attività del Cio. La 39a sessione del Comitato olimpico internazionale, tenutasi nel 1939, aveva assegnato i Giochi del 1944 a Londra ma l’Inghilterra, così come la Francia tre mesi prima, decise di unirsi alla guerra contro la Germania ed il conflitto divenne mondiale.
Quando i Giochi si macchiano di sangue
Londra ospitò i Giochi estivi del 1948 in uno scenario ancora segnato dal recente conflitto: tali Olimpiadi vennero chiamate i "Giochi dell’Austerità" e si svolsero senza la partecipazione di atleti provenienti dalla Germania e dal Giappone. Nonostante la fine di due devastanti conflitti mondiali, pur trovandosi in tempo di pace, altri Giochi olimpici sono stati pesantemente condizionati da importanti e drammatici eventi storici. Durante lo svolgimento dei Giochi estivi del 1972 a Monaco di Baviera, un gruppo terroristico palestinese chiamato "Settembre nero" fece irruzione negli alloggi degli atleti israeliani. A causa del sequestro e della successiva sparatoria per liberare gli ostaggi morirono 11 atleti ed un poliziotto tedesco, oltre che 5 fedayyin. Le Olimpiadi vennero sospese per 34 ore ma poi si decise di continuarle per lanciare un messaggio di speranza e pace tra i popoli.
Anche i Giochi di Atlanta del 1996 vennero macchiate dal sangue: una bomba esplose nel villaggio olimpico uccidendo 2 persone e ferendone più di 100. Anche in questo caso, però, il Comitato olimpico internazionale decise di non soccombere davanti allo spettro del terrorismo ed i Giochi ebbero regolarmente inizio.
Le Olimpiade boicottate
Discorso a parte vale per le Olimpiadi boicottate. Le prime furono quelle di Mosca del 1980. Pur con le Olimpiadi alle porte, il 24 dicembre 1979 l’Unione Sovietica decise di invadere militarmente l’Afghanistan con l’intenzione di deporre il presidente della Repubblica Democratica Afghana Hafizullah Amin e rimpiazzarlo con uno di proprio gradimento. Gli Stati Uniti pensarono ad una azione di boicottaggio mondiale e molti Paesi del blocco occidentale si accodarono a tale decisione. Gli Stati Uniti ed altre 42 nazioni decisero di non prendere parte alle competizioni dando vita ad una sorta di Olimpiade alternativa tenutasi a Philadelphia con il nome di ‘Liberty Bell Classic’. Lo stesso scenario si ripeté in occasione delle Olimpiadi di Los Angeles del 1984: 15 nazioni del blocco sovietico, capeggiate dalla Russia, decisero di boicottare i Giochi a cui invece partecipò, a sorpresa, la Repubblica Popolare Cinese dopo più di 30 anni di assenza.