Ad aprile i dati sono scioccanti: le nuove assunzioni sono solo 266mila, mentre gli analisti ne prevedevano un milione.
La disoccupazione, nonostante la campagna vaccinale e le riapertura delle attività, è schizzata al 6.1%, ovvero il dato più alto da aprile 2020. Il presidente però sdrammatizza: «Stiamo uscendo da un collasso, ma la ripresa è più veloce delle attese».
WASHINGTON - Chi si aspettava un boom dei posti di lavoro creati in America grazie alla campagna di vaccinazione di massa e alla riapertura delle attività economiche si è dovuto clamorosamente ricredere.
Quelli di aprile sono dati shock, con sole 266 mila nuove assunzioni e una disoccupazione risalita al 6,1%, aumentata per la prima volta dall'aprile 2020: altro che il milione di occupati sbandierato alla vigilia dagli analisti, un fallimento quasi senza precedenti delle previsioni.
Un miraggio dunque per ora svanito, lasciando attoniti tutti i commentatori. E una tegola per Joe Biden, che sperava di cominciare a raccogliere i frutti di una lotta alla pandemia che a molti negli Usa sembra ormai entrata nella fase finale. Anche se il presidente americano non drammatizza e difende il suo operato: «C'è ancora molta strada da fare, stiamo venendo fuori da un collasso dell'economia, ma la ripresa è più veloce delle attese», ha assicurato parlando al Paese in diretta tv.
Wall Street per ora sembra pensarla così, viaggiando a livelli record nonostante l'enorme delusione. Accentuata dal fatto che sono stati rivisti al ribasso anche i dati di marzo e febbraio, che in seconda lettura hanno fatto registrare rispettivamente 770 mila e 536 mila nuove assunzioni, molte meno di quanto annunciato a suo tempo.
Conti alla mano, mancano ancora all'appello circa 8,2 milioni di posti andati in fumo a causa della pandemia e, con questo ritmo, per la gran parte degli osservatori sarà difficile recuperare prima del novembre del 2023, mandando in soffitta le speranze di una ripresa sprint.
Uno scenario che spinge Biden a premere ancora di più l'acceleratore non solo sulle vaccinazioni, ma anche sul suo American Rescue Plan, quel piano di salvataggio da circa 4 mila miliardi di dollari per ricostruire l'America e ridisegnare un'economia e una società che creino milioni di posti di lavoro, puntando soprattutto sulle infrastrutture e sulla rivoluzione ambientale. Una sfida tutta in salita però, con un insieme di misure che non avrà vita facile in Congresso, soprattutto per quel che riguarda la copertura finanziaria che dovrebbe arrivare in gran parte dall'aumento delle tasse su ricchi e grandi società.
Intanto ci si interroga sull'exploit atteso e incredibilmente mancato. C'è chi sottolinea come, nonostante la sostanziale fine delle restrizioni, nella realtà molte attività non sono ancora pronte a riaprire a pieno regime. C'è poi chi punta il dito contro i benefici concessi dal governo a chi ha perso il posto, a partire dalle indennità di disoccupazione che per molti sarebbero un disincentivo a tornare sul mercato del lavoro. Tesi, questa, seccamente smentita da Biden. E poi ci sono ancora le preoccupazioni di molti americani sul fronte della salute, in un Paese in cui il numero dei contagi resta elevato e il rischio legato alle varianti rappresenta un grande elemento di incertezza. Senza contare come molte famiglie sono alle prese con una riapertura di scuole e asili ancora parziale.
Il flop di aprile in parte rende giustizia alla Federal Reserve, che dall'inizio dell'anno ha continuato a predicare prudenza e a resistere alle pressioni di chi invoca un allentamento delle misure a sostegno dell'economia: dai tassi d'interesse ancora bassi, al programma che prevede un sostenuto acquisto di titoli. Del resto il numero uno della banca centrale, Jerome Powell, lo ha più volte ripetuto: in America siamo ancora di fronte a «una ripresa irregolare e incompleta». Proprio come confermano i dati sul lavoro del mese scorso.